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Vicenza

Era nata sorda
Bimba di 12 anni
operata: ora sente

Faiqa, 12 anni, felice in ospedale a fianco del papà Sultan. FOTO PEPE
Faiqa, 12 anni, felice in ospedale a fianco del papà Sultan. FOTO PEPE
Faiqa, 12 anni, felice in ospedale a fianco del papà Sultan. FOTO PEPE
Faiqa, 12 anni, felice in ospedale a fianco del papà Sultan. FOTO PEPE

Faiqa piange. Quei due diamanti neri che sono i suoi occhi si colmano di lacrime. Stringe forte la mano del papà, Sultan, un pakistano di mezza età, piccolo, mite, minuto, con un by pass nel petto, che vive a Vicenza da 15 anni, che guarda tutti come per ringraziare e sembra piombato in una dimensione molto più grande della sua storia di migrante.

Faiqa ha 12 anni, è sorda dalla nascita per un difetto genetico, prima di adesso non sapeva cosa significasse sentire una parola e ha paura. Il primo suono che ascolta nella sua vita è più forte e violento del boato di un tuono. Quella prima parola pronunciata dal dottor Riccardo D’Eredità, vice primario del reparto di otorino del San Bortolo, lo specialista che le ha appena impiantato un orecchio bionico, squarcia con potenza da far tremare i muri un silenzio assoluto. E l’emozione di Faiqa è quasi insostenibile.

Nella camera di ospedale che ospita la ragazzina pakistana entrata in un nuovo mondo di rumori, non più costretta a leggere l’alfabeto delle labbra e dei gesti, sono tutti commossi: la sorella Amina, 16 anni, l’amica Faryal, 17, entrambe con il velo colorato, l’interprete Maira. Ora D’Eredità chiede a Faiqa di ripetere quella parola, “mamma”, e lei, che non ha mai parlato, tenta di farlo. È un sibilo, non proprio la parola esatta, ma ci assomiglia, ed è già tanto. Un altro miracolo accade in ospedale, anche se finora al San Bortolo D’Eredità, padovano, 51 anni, nella struttura dal 1998, chirurgo otorino con una casistica operatoria di 4 mila interventi, di questi orecchi bionici, o meglio di questi impianti cocleari che consentono a persone affette da sordità o ipoacusia di sentire, ne ha inseriti una trentina, 4-5 all’anno.

E anche se già 200 mila persone nel mondo, 7 mila in Italia, vivono con questo orecchio elettronico artificiale da quando, nel 1982, il paziente zero della storia divenne il primo uomo bionico grazie al dispositivo sperimentale inventato dal prof. Graeme Clark. Non è magia, ma tecnologia intelligente e creativa, che, in 34 anni, si è straordinariamente evoluta. L’impianto utilizzato da D’Eredità è il modello più avanzato, ancora più piccolo grazie a una tecnologia miniaturizzata. Il segreto svelato è che l’orecchio bionico abbatte la barriera della sordità lanciando messaggi direttamente al nervo acustico e, quindi, al cervello. L’impianto è costituito da un chip esterno dotato di microfono, processore e antenna, e da una minuscola protesi interna con ricevitore ed elettrodo, che comunicano mediante un’attrazione magnetica. L’intervento dura due ore in anestesia. D’Eredità adotta una tecnica mini-invasiva, molto impegnativa. Incide l’osso mastoide, penetra con il bisturi fino alla chiocciola, poi posiziona il ricevitore e l’elettrodo a un millimetro dal nervo acustico. L’impulso stimola il nervo che recepisce i segnali elettrici in arrivo dall’esterno e li identifica come suoni. L’opera non finisce qui. Faiqa avrà bisogno dell’aiuto di un logopedista per cominciare a decodificare i suoni e imparare a parlare correttamente. E, fra un mese, D’Eredità le impianterà il secondo orecchio bionico. «È un lavoro di squadra – spiega –, in cui tutti danno un prezioso contributo: l’anestesista, gli strumentisti, gli audiometristi, i neuroradiologi che effettuano l’indagine genetica». Ora Faiqa fa ciao con la mano, il pianto si trasforma in sorriso. Dietro la porta c’è una nuova narrazione ad aspettarla. E una colonna sonora mai suonata prima per nessuno.

Franco Pepe

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