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Il progetto

Donne vittime di violenze: una stanza riservata per chi vuole denunciare

La Provincia di Vicenza ha coinvolto Arma dei carabinieri e Donna chiama Donna per individuare uno spazio sicuro ma anche informale e accogliente.

Rendersi conto di essere dentro una spirale di violenza, di essere vittima di una relazione o comportamenti vessatori, distorti e pericolosi. Questo è il primo passo necessario per una donna vittima di violenza per riuscire a liberarsi da un giogo che ne mina libertà e sicurezza personale. Poi però vengono la richiesta di aiuto e la denuncia. Passaggi spesso ostacolati dalla paura e da un senso di solitudine e smarrimento.

Stanza protetta

Ed è in questa crepa che si inserisce l’idea di realizzare una stanza protetta dedicata proprio alle donne che decidono di denunciare le violenze subite, ma anche ad altri soggetti fragili, come possono essere bambini e giovanissimi. L’intenzione sarebbe di partire intanto con una stanza allestita in collaborazione con il Comando provinciale dei carabinieri, ma in prospettiva provare a ragionare anche per estendere la rete, nel capoluogo e non solo. Non si tratta di un’idea embrionale, ma di un progetto sul quale sta già lavorando la Provincia assieme all’Arma dei carabinieri e all’associazione Donna chiama Donna, che gestisce il Centro antivolenza di Vicenza.

L'obiettivo

L’obiettivo è messo nero su bianco anche nelle linee programmatiche del presidente della Provincia Andrea Nardin, documento dove si legge che «in questo mandato si intende dare un ulteriore forte input alle politiche per le pari opportunità, rafforzando gli organismi preposti e attuando iniziative specifiche volte ad affermare, sia all’interno che all’esterno dell’Ente, la diffusione della cultura delle pari opportunità, a favorire la conciliazione vita-lavoro, a contrastare la violenza sulle donne e ogni forma di discriminazione. In particolare si intendono realizzare delle “stanze protette” nelle quali le persone che subiscono violenza possano sentirsi più libere di denunciare».

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In cosa consiste il progetto

I dettagli li spiega Giulia Busato, consigliera provinciale delegata alle pari opportunità. «Quest’anno, prima con il presidente Francesco Rucco e poi con il presidente Andrea Nardin - spiega - si è messo in piedi un tavolo di confronto con il Comando provinciale dei carabinieri, Donna chiama Donna e Provincia perché avevo condiviso l’idea di creare una stanza protetta per le donne che vogliono denunciare violenze subite. Siamo in fase di definizione ed entro l’anno speriamo di portare a termine il percorso».

In altri termini si lavora per allestire una stanza dove le donne siano ovviamente sicure e tutelate nel momento della denuncia, ma che abbia un aspetto “deistituzionalizzato”, «che trasmetta dunque una sensazione di accoglienza e di familiarità», cosa che per cause di forza maggiore i normali uffici non fanno. Punto chiave, oltre a un accesso il più possibile riservato, anche l’arredo. «Deve essere una stanza conforme a tutti i criteri di sicurezza e riservatezza, ma arredata, diciamo, con amore, e anche in questo ci sarà d’aiuto Donna chiama Donna. Penso a uno spazio che possa aiutare la donna ad aprirsi e parlare. In altri Comuni, anche fuori Vicenza, esistono già realtà simili». 

Non solo per le donne

Lo spazio una volta individuato e allestito «sarà dedicato alle audizioni di donne ma anche di minori e soggetti fragili, per farli sentire quanto più possibile a loro agio», sottolinea Busato. L’idea è di partire con la collaborazione dell’Arma dei carabinieri, ma la strada potrebbe poi proseguire. «In futuro mi piacerebbe coinvolgere anche l’Ulss 8 per creare spazi simili anche in ospedale. Il progetto per ora ha le gambe e dobbiamo ora farlo camminare. Con il cambio di presidenza e di segretario generale l’iter ha un po’ rallentato, ma ora è ripartito», assicura la consigliera.  

Alessia Zorzan

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