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La storia/1

A 21 anni è andato a combattere per l'Ucraina. La madre: «Piango ma sono orgogliosa»

Il giovane Dmitr con padre Vasyl che l’ha benedetto poco prima della partenza per l’Ucraina
Il giovane Dmitr con padre Vasyl che l’ha benedetto poco prima della partenza per l’Ucraina
Il giovane Dmitr con padre Vasyl che l’ha benedetto poco prima della partenza per l’Ucraina
Il giovane Dmitr con padre Vasyl che l’ha benedetto poco prima della partenza per l’Ucraina

«Vede? Ho pianto tanto ma oggi sono felicissima e davvero orgogliosa». Vira Kobzar ha gli occhi azzurro ghiaccio ma si vede che ha versato molte lacrime. Da poche ore ha salutato il figlio Dmitr, partito da Vicenza per il fronte. Venerdì sera ha assistito alla messa con il vescovo celebrata a Monte Berico con mamma e le sue amiche. Poi, ieri mattina, il ragazzo di 21 anni e che da 10 vive a Vicenza con la madre è passato a trovare padre Vasyl Kyshenyuk, il responsabile della comunità ucraina di rito greco-cattolico, che gli ha impartito la sua benedizione. Quindi ha preso la strada per la Polonia. Da lì raggiungerà l’Ucraina per combattere contro «gli invasori».

Dmitr è, nei fatti, un vicentino al fronte: «Vicentino? Parla anche con l’accento anche se gli dico sempre che non mi piace - Vira accenna un sorriso mentre racconta, anche se poi torna subito seria -. Prima che iniziasse la guerra mi ha detto “Mamma, preparati che io andrò e per favore non mi fermare e non piangere per non farmi stare male”. Da piccolo quando mi vedeva piangere, stava male con me. Abbiamo pianto tanto assieme in passato». 

Vira ha due figli coraggiosi: «L’altro mio figlio ha 35 anni e ora vive a Chicago. Otto anni fa non mi aveva detto niente ma era stato a combattere in piazza Maidan». Le amiche le fanno forza ma mentre il suo Dmitr sta raggiungendo il confine, Vira vuole togliersi un sassolino dalle scarpe, dopo aver letto sui social alcuni commenti di italiani che proprio non le sono andati giù: «Qualcuno ha scritto che Putin si sta riprendendo ciò che è suo, ma per dire certe cose una persona deve sapere la storia. Solo gli ignoranti possono dire cose come questa. Gli ucraini sono stati vittime di un genocidio, i russi hanno fatto morire milioni di persone di fame. Quindi se c’è qualcuno che vuole stare con loro, con la Russia, vada pure».

 

Al centro Vira, la mamma del giovane ucraino partito per il fronte
Al centro Vira, la mamma del giovane ucraino partito per il fronte

 

Anche padre Vasyl ha salutato Dmitr: «Ho appena avuto il grande onore e orgoglio di benedire il mio confratello Dmitr perché sta tornando in Ucraina a proteggere la sua madrepatria. Chiedo a voi tutti di pregare per lui. Se anche un ragazzo così giovane sente così forte lo spirito patriottico, non abbiamo nulla da temere e possiamo solo attendere la vittoria». E ieri pomeriggio nella chiesa di San Giuseppe, al Mercato Nuovo, le cinquanta fedeli ucraine che hanno attorniato padre Kyshenyuk per il rito bizantino nella loro lingua madre non hanno smesso un solo minuto di cantare. Le voci erano soavi ma nascondevano dolore e preoccupazione. Al termine della messa, con dei nastrini gialli e azzurri, hanno preparato le coccarde da attaccare alle giacche e alle borse per poi scendere in piazza nella grande manifestazione vicentina.

 

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Alina Sydlyaruk è in Italia da 20 anni. I suoi cari vivono a Lviv, Leopoli: «Il blu simboleggia la pace e il giallo i campi di grano - ricorda accorata. - Sono in Italia da 20 anni ma in Ucraina ci sono i miei due figli, un maschio e una femmina, mio genero e mia mamma. Sembra che sia una zona ancora tranquilla e quindi si stanno organizzando per ospitare i tanti che sono scappati. I soldati ucraini stanno combattendo come dei veri eroi. Il pericolo è per tutta l’Europa, grazie per quello che tutti stanno facendo per noi. Stateci vicini». 

Lyuba Granda, in Italia da 12 anni, è corsa al lavoro poco dopo la metà della celebrazione: «Sono tornata circa tre settimane fa - racconta -. Là è sempre aria di guerra, perché sono già otto anni che i russi ci hanno attaccato. Ho lasciato il marito, due figli e tre nipoti a Leopoli. So che hanno cercato di bombardare l’aeroporto. Non riescono a dormire perché le sirene li tengono svegli durante la notte».

«Abbiamo le famiglie al confine con l’Ungheria, protette dalle montagne dei Carpazi e per questo in molti vengono dall’altra parte dell’Ucraina - raccontano Olga e Anna, sorelle -. Abbiamo lì la nostra mamma che non vuole muoversi da casa. Proviamo dolore e rabbia perché non sappiamo come aiutarli. Là hanno solo bisogno di fermare la guerra. Di nient’altro. Chiediamo solo che smettano di far piangere i bambini».

 

Karl Zilliken

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