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Sanità

Covid, casi cresciuti del 44% a Vicenza. «È un’influenza ma serve cautela»

Al pronto soccorso del San Bortolo si contano 2-3 sintomatici al giorno. I medici rassicurano: «Non ci sono forme gravi». Restano però le incognite sulle nuove norme.

Eris, dal nome della dea greca della discordia, o meglio EG.5 - questo il suo codice scientifico –, penultima nata della famiglia Omicron, semina contagi anche a Vicenza, promette numeri in rialzo con il ritorno in massa al lavoro dei vacanzieri dopo le ferie estive, e di dilagare ancora di più con la riapertura delle scuole, l’affollamento dei mezzi pubblici, gli assembramenti. Il 40% e oltre dei tamponi sequenziati nell’Ulss Berica porta il suo nome. Ma comincia a farsi largo pure Pirola, ultima sottovariante in ordine di tempo ad entrare in scena. Il Covid fa nuovamente parlare di sé; e serve attenzione. 

Casi Covid in aumento

In una settimana i casi sono aumentati del 44%. Al pronto soccorso del San Bortolo si contano 2-3 sintomatici al giorno. Nell’ultimo weekend anche di più. E non si tratta, come accadeva da mesi, solo di positivi in seconda battuta, di pazienti che entravano in ospedale per patologie che non avevano nulla a che fare con il Covid e che, poi, alla prova del tampone, risultavano anche contagiati da questo virus super-resistente che tende a clonarsi per selezione e a propagarsi. 

Ora, ad essere intercettati al triage sono persone che non hanno altre malattie ma che si presentano in ospedale per sintomi compatibili con il Covid, febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, raucedine, perdita dell’olfatto o del gusto, dolore alle ossa. E, poi, altra novità rispetto alle recenti versioni-Covid, i positivi che devono essere ricoverati fra gli infettivi o in pneumologia non sono più soltanto anziani e grandi-anziani, ma sempre più vicentini delle fasce più giovani, dai 40 ai 60 anni

Nessun allarme, comunque 

«È come un’influenza», ripete Giorgio Palù, virologo di rango internazionale e presidente dell’Aifa. «Non ci sono forme gravi – dice Vinicio Manfrin, primario infettivologo del San Bortolo – anche se scopriremo nelle prossime settimane quale sarà l’impatto dell’abolizione dell’isolamento domestico».

Il San Bortolo non soffre. Non c’è pressione sui reparti di prima linea. La situazione è sotto controllo. Ma va monitorata. L’emergenza-Covid resta figlia e reliquia di un passato che nessuno vuole più rivivere. Occorrono, però, prudenza, consapevolezza, senso di responsabilità.

La circolare del ministero

In questo senso la nuova circolare del ministero della salute firmata dal direttore della prevenzione Francesco Vaia, arrivata anche alla Regione Veneto e girata subito alle Ulss, con una serie di indicazioni e raccomandazioni che corrono su un doppio binario di obiettivi: da una parte le misure per la sicurezza di pazienti e operatori, e dall’altra una campagna di vaccinazione per proteggere le categorie più fragili e a rischio, anziani, malati cronici, immunocompromessi, coloro che hanno più pagato le conseguenze della pandemia.

Niente tamponi, intanto, per gli asintomatici che accedono al pronto soccorso. I test diventano obbligatori solo per le persone che abbiano sintomi riconducibili al Covid, ma scattano idealmente anche per altri virus che possono essere fonte di contagio e innescare cluster pericolosi nei reparti (influenzali A e B, VRS, adenovirus, bocavirus, coronavirus umani diversi da Sars-CoV-2, metapneumovirus, virus parainfluenzali, rhinovirus ed enterovirus). 

Il tampone andrà fatto anche ai pazienti che all’anamnesi dichiarano di aver avuto contatti stretti con un caso confermato di Covid negli ultimi 5 giorni, e agli asintomatici in procinto di essere ricoverati in setting assistenziali ad alto rischio, reparti dove siano presenti soggetti più esposti, strutture protette, Rsa. In ogni caso, il direttore sanitario dell’ospedale o della struttura e il clinico che ne ravvisi la necessità, potrà definire ulteriori indicazioni per test e misure aggiuntivi. L’indicazione del test vale pure per gli ospiti che devono accedere alle strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie, in cui siano presenti persone fragili a rischio per età o patologie concomitanti. 

Infine, la circolare precisa che visitatori o accompagnatori sintomatici devono evitare di entrare nelle succitate strutture. Identico avvertimento per operatori sanitari e socio-sanitari nelle stesse condizioni. Stare lontani da reparti e ambulatori. 

 

Franco Pepe

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