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Vicenza

Botte e minacce di morte: marito condannato a due anni

L'uomo, 37 anni, era accusato di avere aggredito la moglie sia verbalmente che fisicamente.

Per tenerlo lontano dalla moglie, e impedirgli di continuare a maltrattarla, non era bastato nemmeno un ordine di allontanamento visto che nel giugno dell’anno scorso era tornato a casa della donna terrorizzandola. Adesso Besnik Rreshka, cittadino albanese di 37 anni, residente a Vicenza, è stato condannato a due anni di reclusione dal giudice per l’udienza preliminare. A Rreshka, difeso dall’avvocato Silvia Franchetto, il gup ha concesso la sospensione condizionale della pena subordinandone l’efficacia alla partecipazione a un programma rieducativo e riabilitativo da svolgere in un ente specializzato nel trattamento di soggetti autori di reati di genere; un programma (che dovrà durare un anno) da iniziare entro 60 giorni dall’irrevocabilità della sentenza.

Minacce verbali e aggressioni fisiche

L'imputato era accusato di minacce e maltrattamenti nei confronti della moglie, una sua connazionale di 32 anni. Gli episodi contestati dalla procura erano avvenuti in città tra gennaio e maggio dello scorso anno. In una circostanza, nel maggio scorso, Rreshka aveva minacciato la moglie dicendole «se parli con la polizia giuro che ti ammazzo» e subito dopo, davanti agli investigatori della polizia giudiziaria nel frattempo intervenuti, il 37enne aveva proseguito con le minacce: «io ti ammazzo, ti vengo a prendere in Albania e te la farò pagare, io ti mangio».

Ma alle aggressioni verbali spesso, come ricostruito nel corso dell’inchiesta della procura, seguivano quelle fisiche. Con Rreshka che arrivava a picchiare la moglie per futili motivi legati alla gelosia. In una circostanza aveva minacciato la compagna con una pistola scacciacani (priva però del tappo rosso) dicendole «ti ammazzo, ammazzo tutti» costringendola a rifugiarsi in un’altra casa.

L'ordine di allontanamento violato e la telefonata della donna alla polizia

Nel giugno scorso Rreshka, nonostante avesse ricevuto l’ordine di allontanamento dall’abitazione coniugale e il divieto di avvicinarsi alla moglie, si era presentato sotto la sua abitazione attaccandosi al pulsante del citofono con l’obiettivo di incontrarla. 
La donna aveva subito cominciato a preoccuparsi. Il pensiero di trovarsi di nuovo a tu per tu con il marito le aveva fatto raggelare il sangue nelle vene. In preda alla paura e all’ansia, aveva afferrato il telefono senza perdere nemmeno un istante e aveva composto il 113 per lanciare l’allarme. I poliziotti avevano raggiunto l’abitazione della 32enne in una manciata di minuti, ma Rreshka non era più davanti all’abitazione. Quando aveva capito che la moglie aveva chiamato la polizia era infatti schizzato in auto e partito a tutta velocità nella speranza di farla franca. Gli agenti del 113 si erano dunque lanciati all’inseguimento intercettando il marito poco dopo. Rreshka era stato quindi accompagnato negli uffici di viale Mazzini e dichiarato in arresto. Sulla vicenda era stata quindi aperta un’inchiesta che ha portato alla preliminare dell’altro giorno; udienza in cui l’imputato è stato condannato a due anni.

Matteo Bernardini

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