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Scuola

«Mio figlio spiegava fisica a 8 anni». Ma essere studenti plusdotati non è facile

di Claudia Milani Vicenzi
La testimonianza: «Hanno una grande intelligenza e anche un modo di pensare che poco si concilia con la didattica tradizionale»
Studenti gifted: si tratta di bambini e ragazzi che hanno un quoziente intellettivo superiore alla media
Studenti gifted: si tratta di bambini e ragazzi che hanno un quoziente intellettivo superiore alla media
Studenti gifted: si tratta di bambini e ragazzi che hanno un quoziente intellettivo superiore alla media
Studenti gifted: si tratta di bambini e ragazzi che hanno un quoziente intellettivo superiore alla media

«Quando mio figlio frequentava la terza elementare sono stata chiamata dalla maestra: il giorno prima si era alzato e aveva iniziato a spiegarle la teoria quantistica. Lei, basita, chiedeva se ne sapessimo qualcosa ma noi cademmo dalle nuvole. Scoprimmo che tempo prima l’aveva sentita durante un documentario e poi era stato in grado di illustrarla». 

Le storie dei genitori con bambini plusdotati

È uno dei tanti ricordi impressi nella mente di una mamma di un ragazzo gifted. Le storie dei genitori con bambini plusdotati, ovvero con un quoziente intellettivo molto più alto rispetto alla media, sono ovviamente molto diverse. Ogni esperienza, scelta o percorso sono unici. C’è tuttavia un punto in comune: tutti si sono scontrati con scuole impreparate a capirli e, di conseguenza, a valorizzarli. Mancano insegnanti che abbiano competenze specifiche per poter seguire questi ragazzi. A volte sembra esserci persino una sorta di diffidenza. E altre volte ancora la questione viene liquidata con domande banali: «Se suo figlio è tanto intelligente come mai non ha tutti 10?» 

L'esperta

«Dobbiamo ricordare che questi ragazzi hanno un modo di pensare diverso (detto arborescente) e necessitano, di conseguenza, di un metodo di apprendimento diverso - spiega Linda Maulucci, avvocato e laureata in psicologia clinica, che conosce bene questa realtà -. In classe possono incontrare tante difficoltà, trasformandosi da risorsa a problema. Non si tratta di pensare a istituti d’elite, ma di fare in modo che la nostra scuola sia preparata ad accoglierli e a valorizzarli come avviene in altri Paesi».

Studenti con un'intelligenza qualitativamente diversa e quoziente più alto della media

La loro intelligenza è anche qualitativamente diversa dagli altri e questo può divenire un ostacolo all’adattamento all’ambiente in cui il bambino si trova. Si calcola che gli alunni ad alto potenziale cognitivo siano tra il 5% e l’8% della popolazione scolastica, in totale 400.000 studenti in Italia.  Si parla nello specifico di plusdotazione quando il QI è maggiore o uguale a 130, di alto potenziale cognitivo quando il QI è maggiore o uguale a 120. 

Ma non si tratta solo di una semplice questione di punteggi. Si tratta di persone con un’intelligenza sopra la media, una sensibilità spiccata, giovani emotivi e con una memoria eccezionale, per citare solo alcuni aspetti che li caratterizzano.

La mamma di due ragazzi il cui QI è di 132 e 141

«Sono molto intelligente dunque andrà tutto bene è un’equazione priva di fondamento», spiega la mamma di due ragazzi il cui QI è di 132 e 141.  «Il più grande, che oggi ha 18 anni, è stato valutato in terza elementare. È in quell’età che si sono manifestati cambiamenti d’umore. Avevo letto uno studio sui bambini gifted e subito ho pensato: stanno parlando proprio di lui. Dieci anni fa non c’erano centri di riferimento in Veneto. Siamo andati a Milano e abbiamo avuto la conferma. Il problema è che quando lo abbiamo detto alle insegnanti, a scuola, nessuno sapeva di che cosa stessimo parlando. È proprio per questo che poi alle superiori mio figlio non ha mai voluto far sapere della sua valutazione». «Con il secondo figlio eravamo già preparati, è stato più facile - aggiunge - il più giovane ha un carattere diverso, più socievole e vivace ma anche in questo caso le difficoltà a scuola non sono mancate. C’è da dire che pur non essendo mai stati elementi di disturbo, in classe entrambi si sono sempre annoiati».

La diagnosi

La diagnosi di plusdotazione non troppo raramente porta con sé disturbi quali dislessia, discalculia o disgrafia. È il caso di un ragazzo di 20 anni, che ha un quoziente intellettivo di 137 e il cui percorso scolastico è stato non poco travagliato. «In seconda elementare, durante uno screening scolastico - spiega la mamma - mio figlio venne individuato insieme ad altri bambini e ritenuto un po’ “particolare”. In prima media si parlò di disturbo dell’attenzione e in terza media di dislessia. I problemi maggiori sorsero però alla fine delle superiori. In quinta, dopo un lungo periodo di dad la crisi: mio figlio non voleva più andare a scuola, non ce la faceva a stare in classe con gli altri. Cominciammo a frequentare specialisti. E fu proprio nel momento in cui pensai che stesse cadendo in un baratro che arrivò, da parte di uno di loro, la risposta: “Avete capito che il vostro ragazzo è gifted?”».

«In classe veniva deriso per le risposte che dava agli insegnanti»

«In classe veniva deriso per le risposte che dava agli insegnanti - spiega ancora la mamma-. I compagni le ritenevano stupide. In realtà lui era già oltre, aveva raggiunto i passaggi successivi del ragionamento. Ha compensato tutti i problemi derivanti dalla dislessia con il suo quoziente intellettivo ma non significa che la sua vita sia facile, né lo sia stato il suo percorso scolastico. Alle medie si annoiava, disturbava: lui riusciva a stare al passo con i programmi mentre gli altri ragazzi, che venivano distratti, no. E perciò collezionava note. Alle superiori non ha mai aperto un libro: è riuscito a diplomarsi ma non ha appreso un metodo di studio. È una persona che rischia di essere isolata, con una sensibilità superiore, un carattere che lo spinge, anche al lavoro, a voler essere sempre lui a gestire le cose e un grande idealismo che spesso cozza con la vita reale». 

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