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L'esperienza

Un vicentino accoglie in famiglia tre ucraini. «Vi spiego come ho gestito la burocrazia»

di Laura Pilastro
La segnalazione delle persone ospitate in famiglia è utile anche per coordinare l’accoglienza
La segnalazione delle persone ospitate in famiglia è utile anche per coordinare l’accoglienza
La segnalazione delle persone ospitate in famiglia è utile anche per coordinare l’accoglienza
La segnalazione delle persone ospitate in famiglia è utile anche per coordinare l’accoglienza

L’onda di solidarietà a favore del popolo ucraino continua a ingrossarsi, come non si fermano gli arrivi dei profughi in fuga dal conflitto. La rete di accoglienza può contare anche su tante famiglie che spontaneamente e in modo più o meno autonomo in questi giorni si sono attivate per ospitare chi arriva dal confine ucraino. Famiglie cui ieri dalle pagine di questo giornale l’assessore al sociale del Comune di Vicenza, Matteo Tosetto, ha rivolto un appello affinché segnalino le persone ospitate. Un passaggio cruciale, questo, che permette di «pianificare meglio l’assistenza sanitaria e il sistema di accoglienza con i relativi servizi, tra cui la mediazione linguistica, l’assistenza burocratica e gli inserimenti scolastici».

Un passaggio che ha dovuto affrontare anche Tommaso Simionato, educatore professionale nonché amministratore della fattoria sociale La Costa di Sarcedo, che con la moglie Anna Milan ospita da pochi giorni nella sua casa di Bertesina Dina, Alina e suo figlio Oleh di 10 anni. Tutti e tre provenienti da Khmelnytskyi, nell’Ucraina occidentale, a 5 ore da Kiev. «Non mi risulta esista al momento un vademecum che indirizzi le famiglie come la mia intenzionate a ospitare chi arriva dall’Ucraina in cerca di aiuto», spiega il vicentino che racconta l’iter burocratico sperimentato in prima persona «perché possa essere utile a tanti nuclei. Io ho fatto tutto dalla “sala operativa” del mio salotto», specifica prima di andare al punto: «I miei ospiti si erano già rivolti alla questura per la registrazione che va effettuata entro 48 ore e lì è stato detto loro che avrebbero dovuto presentarsi con la famiglia ospitante. Ma non è stato necessario tornare in viale Mazzini per sbrigare questa pratica perché dal sito della questura è possibile scaricare il “modulo di ospitalità dello straniero extra comunitario” e inviarlo compilato via Pec, allegando anche i documenti che attestano la proprietà dell’immobile». Come secondo step, continua Simionato, «ho avvertito la prefettura e in seguito, tramite e-mail, la protezione civile della Regione Veneto che sta gestendo il censimento. Infine, ho compilato un modulo on line dell’Ulss 8 Berica che ha predisposto delle “Indicazioni relative all’assistenza sanitaria e alle misure di sanità pubblica per le persone provenienti dall’Ucraina” sul proprio sito». La procedura sanitaria prevede che si esegua il giorno dell’arrivo un tampone antigenico presentandosi ai centri tampone senza necessità di impegnativa né di prenotazione. Nel modulo in questione, poi, si richiede, tra l’altro, il referto del tampone e, se posseduti, i certificati di vaccinazione contro il Covid-19, in caso contrario viene prescritta una quarantena di 5 giorni. «In poche ore ho sistemato tutto», assicura Simionato.

Ore, passate tra carte e burocrazia, preziosissime anche in ottica di coordinamento. Perché tutto parte dai numeri. «La registrazione è il primo passo per programmare l’accoglienza - rimarca l’assessore Tosetto -. Siamo consapevoli del fatto che le persone arrivate sono scappate dalla guerra e certamente la priorità per loro è quella di trovare alloggio e non di registrarsi, ma è fondamentale che lo facciano il prima possibile». Ciò consente di «mettere in campo in maniera puntuale tutti i servizi per aiutare queste persone nel miglior modo possibile, tenendo conto che si tratta soprattutto di mamme con bambini, anziani o persone fragili che devono essere aiutate». Intanto, nelle prossime ore è attesa una circolare della prefettura indirizzata ai sindaci nella quale si confermerebbe la possibilità di organizzare dei progetti specifici di accoglienza, previa convenzione con l’ufficio governativo a Vicenza, attraverso gli enti del terzo settore che potranno anche organizzare servizi per la mediazione linguistica, l’assistenza legale, l’inserimento scolastico ed eventualmente lavorativo. Vicenza città, nell’ambito del Sistema accoglienza integrazione (Sai), «ha 50 posti, ma solo 6 sono al momento liberi. Ecco perché attivare questo sistema, che definirei “pre-Sai”, è un’opportunità», afferma Tosetto che aggiunge: «Per le eventuali accoglienze temporanee e di emergenza ci stiamo anche adoperando per avere a disposizione uno stabile di nostra proprietà a Debba e un altro a San Lazzaro da destinare alle quarantene». 

 

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