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VALLE DELL'AGNO/VALCHIAMPO

Riforma della pesca sportiva. È polemica sulle nuove norme

I pescatori: «Assurdo sostituire la trota “fario” con la “marmorata” e ridurre il bacino ittico e i pesci disponibili
Pescatori in rivolta: nell'Agno arriverà la trota marmorata CRISTINA
Pescatori in rivolta: nell'Agno arriverà la trota marmorata CRISTINA
Pescatori in rivolta: nell'Agno arriverà la trota marmorata CRISTINA
Pescatori in rivolta: nell'Agno arriverà la trota marmorata CRISTINA

Pescatori in rivolta. Tutti uniti contro la nuova carta ittica regionale che entrerà in vigore nel 2024. Previsti inserimenti di una trota «non autoctona e, dunque, mai stata presente nei corsi d'acqua Agno e Chiampo»: si tratta della trota "marmorata" che «nulla ha a che fare con la nostra tradizione legata alla trota "fario", da sempre presente nel Vicentino» a differenza della "marmorata" «tipica del Bellunese».

Ma c'è di più: «Vengono drasticamente ridotti gli spazi per l'attività della pesca e cala anche la quantità di pesci a disposizione». Insomma, il "Bacino Agno-Chiampo", presieduto da Riccardo Costantini e con Nicola Storti che fa parte del consiglio, ritiene che la scelta della Regione «ci penalizza fortemente». Da Recoaro Terme, a nome di tutto il comprensorio, si chiede dunque «chiarezza» e anche «di intervenire con alcuni correttivi sulla riforma della pesca sportiva».

Il tipo di trota

La prima questione è sul tipo di pesce. «Nella riorganizzazione della normativa sulla pesca sportiva praticata nel bacino Agno-Chiampo la Regione ritiene la trota "marmorata" come specie autoctona dei due torrenti ma ciò è privo di qualsiasi fondamento storico - sbotta Storti -. La specie presente da sempre è la trota "fario". Nel torrente Agno non è mai stata pescata una trota "marmorata" e questo poiché non si adatterebbe alle condizioni del torrente, visto che si trova bene in acque più fresche come nel Bellunese o nel Brenta che è sempre ricco d'acqua. Nemmeno gli innumerevoli interventi fatti con storditori, effettuati da persone autorizzate del "Bacino Agno-Chiampo" hanno mai rilevato la presenza della specie "marmorata" la cui immissione sarebbe uno sfregio alla direttiva europea e agli eventuali finanziamenti collegati, finalizzati proprio alla salvaguardia delle specie autoctone nei torrenti e nei territori di montagna. Con la "marmorata" si sconvolgerebbe l'ecosistema del fiume e dell'area».

Riduzione di spazi e pesci

Inoltre, aggiunge Costantini, si prevede la possibilità di pescare e rilasciare pesce «su un tratto di 2 chilometri e 200 metri», vale a dire dalla briglia dei Giorgetti a quella della stazione di Recoaro, «che prima era più ampio verso sud: diventerà un tratto minuscolo per così tanti appassionati». C'è poi la questione dei pesci rilasciati nel fiume «attualmente con sei lanci annui, per un totale di 18 quintali, che con la nuova carta ittica calerebbero drasticamente a 228 chili all'anno per quanto riguarda le trote pronta cattura nell'area di pesca. E ad oggi non si sa ancora se ci saranno anche le trote "fario"».

L'opera dei pescatori

Il "Bacino Agno-Chiampo", con i suoi 408 volontari iscritti, è una risorsa. Svolgono infatti una serie di compiti fondamentali per la vita del fiume. Ad esempio immettono avannotti (pesci ancora non adulti) nelle zone strategiche per la riproduzione. Inoltre 19 volontari hanno conseguito un patentino per l'utilizzo dell'elettrostorditore per immobilizzare dolcemente i pesci da spostare, in caso di secca o di lavori all'interno dell'alveo, così da metterli in zone acquatiche più sicure. In questo modo si evitano delle stragi di pesci, in primis le trote "fario". Fanno parte del "Bacino Agno-Chiampo" anche 11 guardie che si occupano della vigilanza.

I timori

La pesca genera un indotto che «con le nuove regole andrebbe a essere fortemente limitato». Se le cose non verranno riviste ci potrebbero essere conseguenze sul numero di pescatori che rinnoveranno la licenza e «consenguenze sull'ecosistema».

Luigi Cristina

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