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Piccolo e ignorato
La partenza lenta
del bus per i monti

Il bus navetta percorre i tornanti delle strade recoaresi. L.CRI.Il rifugio Campogrosso è la meta di molti escursionisti sia nella stagione estiva, sia in inverno. FOTO CRISTINA
Il bus navetta percorre i tornanti delle strade recoaresi. L.CRI.Il rifugio Campogrosso è la meta di molti escursionisti sia nella stagione estiva, sia in inverno. FOTO CRISTINA
Il bus navetta percorre i tornanti delle strade recoaresi. L.CRI.Il rifugio Campogrosso è la meta di molti escursionisti sia nella stagione estiva, sia in inverno. FOTO CRISTINA
Il bus navetta percorre i tornanti delle strade recoaresi. L.CRI.Il rifugio Campogrosso è la meta di molti escursionisti sia nella stagione estiva, sia in inverno. FOTO CRISTINA

Il bus c’è ma non si vede o, almeno, non si conosce. Questo l’esito della prova su strada, è proprio il caso di dirlo, della navetta che collega Recoaro al rifugio Piccole Dolomiti La Guardia, a Campogrosso e a Pian delle Fugazze. Salita a La Guardia. Alla fermata, salta all’occhio che la bella ed accogliente casetta in legno non ha una panchina. Impossibile riposarsi per un anziano o un escursionista stanco.

Il bus è puntuale, con qualche minuto di anticipo. È partito mezz’ora prima dalla stazione delle corriere di Recoaro. Si fanno i biglietti a bordo. Il costo è 2 euro a tratta, quindi 4 euro per andare e tornare da Campogrosso.

Il bus navetta ha solo 5 posti. Anche il conducente è sorpreso perché di solito ne viene usato uno da 19. Non ci saranno comunque problemi di sovraffollamento anche se, a domanda specifica, se ci fossero al ritorno più di cinque persone, anche lui non sa cosa rispondere perché non ci sono pali o altro per sostenersi. Due posti sono scomodi, perché si trovano sopra le ruote e in posizione rialzata che non consente all’utente di toccare terra con i piedi. Quando, salendo lungo gli stretti tornati, si incrociano altre auto il bus se la cava agilmente e, all’occorrenza, con qualche metro di retromarcia: non ci sono problemi. Proseguendo, il segnale che ci si avvicina a Campogrosso è dato dalle auto che cominciano a essere parcheggiate sul ciglio della strada rendendola ancora più stretta.

In teoria il bus servirebbe proprio a evitare l’invasione di vetture in quota che soprattutto ad agosto rende la montagna simile in tutto e per tutto da una città con continui colpi di clacson che rimbalzano tra i monti. Gli escursionisti sembrano quindi preferire la comodità. Un gruppo di ragazzi osserva: «Quando parte il primo bus al mattino, le 8, noi siamo già in ferrata quindi non è un servizio che ci possa interessare».

Anche chi ha bambini lo snobba: «L’auto è troppo comoda rispetto al bus. Abbiamo troppe cose da portarci dietro per i nostri piccoli».

Di birre se ne bevono ma sia automobilisti che motociclisti non pensano a controlli in quota. Per i motociclisti poi il bus è un’ipotesi da scartare a priori: «Usiamo la moto d’estate per fare delle gite, il bello sta nel viaggio, nell’affrontare questi tornanti ripidi. Se prendessi il bus non avrei comprato la moto», commenta un turista tedesco. C’è poi un’altra categoria di utenti della montagna, quelli che alla domanda se hanno utilizzato il bus per salire in quota strabuzzano gli occhi e ti guardano strano: «Bus? Ma è quello che continua a fare avanti e indietro? Non sapevo esistesse questo servizio». Tutti concordano sull’utilità ma di fatto in pochi lo usano.

Luigi Cristina

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