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La festa

In diecimila a Recoaro per la Chiamata di Marzo

La tradizionale manifestazione è tornata dopo sei anni. Hanno sfilato una settantina di carri con circa 1.500 figuranti

Finalmente dopo sei anni di attesa torna a Recoaro la Chiamata di Marzo, manifestazione che si svolge a cadenza biennale. Le edizioni del 2020 e del 2022 erano state infatti annullate per causa di forza maggiore dovute al Covid. In tanti non si sono voluti perdere l’occasione di un tuffo nel passato e almeno diecimila persone hanno riempito le vie e le strade del paese. Gente che è arrivata nella Conca di Smeraldo da tutta la Regione e non solo, con gruppi dall’Emilia e dal Triveneto. Le ultime edizioni erano state caratterizzate nel 2016 da una forte pioggia e nel 2018 dal freddo polare e da una fitta nevicata. Quest’anno è andata decisamente meglio anche se qualche scroscio di pioggia è sceso all’inizio della manifestazione ma gli ombrelli sono rimasti praticamente tutti chiusi.

Un successo

L’edizione numero 23 della Chiamata di Marzo è stata quindi un successo. C’erano infatti due correnti di pensiero: quella che la gente non vedesse l’ora di parteciparvi nuovamente e l’altra, decisamente più pessimistica, che gli anni di stop forzato potessero aver fatto calare una sorta di oblio sulla manifestazione. È stata la prima Chiamata di Marzo per il sindaco Armando Cunegato che ha potuto sfilare vestito con i costumi tipici con tabarro e cappello e per il presidente dell’associazione “Ciamar Marso” Giorgio Bevilacqua che organizza l’evento. Dalle 14 per le vie della cittadina hanno sfilato una settantina di carri con circa 1500 figuranti in costume che hanno fatto rivivere le storie, i mestieri, i prodotti e il folclore del passato.

Manifestazione unica nel suo genere

La Chiamata di Marzo è una manifestazione unica nel suo genere per originalità e suggestione. Si tratta inoltre di una testimonianza della civiltà e della tradizione cimbra. È un qualcosa di profondamente radicato e sentito da tutti i recoaresi che vogliono mostrare con questa giornata di festa la loro identità e le proprie tradizioni.

Lungo le vie del centro ad aprire la sfilata sono stati i “Bandoti de marso” che sfilano circa mezz’ora prima del resto della parata per attirare il pubblico in strada. Si sono poi susseguiti figuranti che ballavano, giocavano, battevano il frumento, i bambini che si divertivano con slitte e biciclette di legno. Il fornaio, il mugnaio, i postini, gli spazzacamini sono solo alcuni tra i tanti lavori rievocati che sono andati persi negli anni oppure si svolgono in modo completamente diverso grazie ai progressi della tecnologia.

A garantire che tutto filasse liscio un apparato imponente di oltre 200 persone, con volontari della Protezione civile, dell’Associazione nazionale carabinieri, della Croce Rossa, della Polizia Locale, dei carabinieri, dell’Associazione alpini, dell’Associazione radioamatori e del Comune. 

Luigi Cristina

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