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Cavo sul sentiero
contro moto e bici
«Animi esasperati»

Un sentiero dove non sarebbero ammesse biciclette e moto. ARCHIVIO
Un sentiero dove non sarebbero ammesse biciclette e moto. ARCHIVIO
Un sentiero dove non sarebbero ammesse biciclette e moto. ARCHIVIO
Un sentiero dove non sarebbero ammesse biciclette e moto. ARCHIVIO

Un avvertimento chiaro a ciclisti e motociclisti, che suona più o meno così: «Qui non siete graditi».

A parlare per manifestare l’insofferenza di una parte della comunità locale nei confronti dei turisti delle zone montane di Caltrano un cavo metallico teso ad altezza di ruota lungo una stradina silvo pastorale, nella zona di San Donato. Un filo metallico nel quale, qualche giorno fa, si è imbattuto un ragazzo impegnato in un giro in mountain bike lungo i sentieri sopra i mille metri di quota, da tempo e in particolare nel periodo estivo presi d’assalto da biciclette e moto da cross. Proprio la presenza di decine di persone, nel fine settimana e in orario serale, sarebbe all’origine delle tensioni createsi con alcuni residenti, come conferma il vicesindaco di Caltrano Giovanni Zanocco. «La situazione è tesa da diverso tempo nella località di San Donato soprattutto – spiega – chi vive lì mal sopporta il caos che deriva dalle scorribande dei tanti mezzi che, anche di notte, utilizzano le strade montane».

Sentieri tra i boschi il cui accesso è vietato per legge ai mezzi a due ruote e consentito solo a piedi: un divieto ignorato da quanti, sempre secondo ciò che riferisce l’amministrazione comunale, avrebbero preso colline e rilievi caltranesi per un circuito d’allenamento.

Per questo il rinvenimento del cavo lungo una di queste stradine, curate e mantenute dai volontari del Gam, è stato colto sì con preoccupazione ma non con stupore: «Lamentele ce ne sono tante e quando abbiamo ricevuto dalla stazione dei carabinieri di Roana la copia della segnalazione sul ritrovamento non ci siamo sorpresi».

Non una denuncia vera e propria quella messa nero su bianco, in un primo momento, dai militari della stazione di Chiuppano, ma la testimonianza del giovane cicloturista che, fortunatamente, si è accorto della trappola prima di finirci addosso con la bicicletta, allertando le forze dell’ordine.

Il ragazzo, che stava percorrendo la strada tagliafuoco a velocità moderata, è riuscito ad accorgersi in tempo del filo di ferro, fermandosi e togliendolo lui stesso per evitare che qualcun altro vi rimanesse impigliato, magari anche con gravi conseguenze.

«Avevamo già disposto, d’intesa con la Forestale, controlli mirati nei mesi e nelle settimane scorse, per evitare che i sentieri tutelati venissero utilizzati in modo improprio – chiarisce il vicesindaco – non abbiamo idea di chi possa essere stato a posizionare quel filo che , avrebbe potuto mettere seriamente in pericolo ciclisti e motociclisti».

L’episodio è solo l’ultimo di una lunga lista di vendette e ritorsioni fra le popolazioni autoctone dei territori montani e i turisti ed escursionisti spesso malvisti.

«L’auspicio – conclude Zanocco - è che perlomeno quello che è successo possa servire da deterrente evitando che in futuro si giunga ad ammonimenti del genere, che potrebbero davvero portare a spiacevoli conseguenze».

Giulia Armeni

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