<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Villaverla

Duemila chilometri in bici sulla rotta dei migranti

Marco Saccozza ha pedalato da Trieste a Istanbul in 14 giorni. «Ho incontrato molti profughi, giovani dai 18 ai 30 anni»
In bicicletta Marco Saccozza ha percorso duemila chilometri pedalando
In bicicletta Marco Saccozza ha percorso duemila chilometri pedalando
In bicicletta Marco Saccozza ha percorso duemila chilometri pedalando
In bicicletta Marco Saccozza ha percorso duemila chilometri pedalando

Quasi duemila chilometri sui pedali e in solitaria per percorrere, al contrario, la rotta balcanica. È stato il desiderio di affrontare con la sola forza delle proprie gambe l'estenuante itinerario, percorso da migliaia di migranti, a spingere il trentenne vicentino Marco Saccozza a partire e completare la traversata di due settimane. Il giovane, originario di Caldogno e residente a Villaverla, che lavora come commesso in un negozio di attrezzatura per il tempo libero, ha iniziato la sua avventura da Trieste. Con circa 130 chilometri macinati quotidianamente ha raggiunto Istanbul, attraversando Slovenia e Croazia, Bosnia, Serbia e Bulgaria, per approdare infine in Turchia. 

Il racconto

«A spingermi ad affrontare questa avventura è stata soprattutto la curiosità. In Croazia, in prossimità del confine bosniaco, sono passato vicino a un centro profughi e ho visto parecchi gruppi di ragazzi, dai 18 fino ai 30 anni: parlando con loro mi hanno riferito di essere per la maggior parte di nazionalità siriana e afghana. Erano in viaggio da mesi», racconta il ciclista.

«Ho pedalato portando il minimo indispensabile: una tenda, sacco a pelo e materassino, oltre a un piccolo fornello per cucinare. Stabilivo la traccia da percorrere giorno per giorno, usando solo le cartine. Per scelta non ho voluto utilizzare smartphone, sempre lasciato in modalità aereo, navigatori o altri dispositivi elettronici. Gli unici mezzi che ho avuto a disposizione per orientarmi sono state le mappe stradali e l'interazione con le persone del posto alle quali, entrando in un bar o in un panificio, chiedevo delle indicazioni. In questo modo ho avuto la possibilità di scoprire luoghi incredibili: ad esempio nel nordest della Croazia dove, seguendo il consiglio di due anziani, ho raggiunto un acquedotto bombardato durante i conflitti in Jugoslavia. I fori lasciati dall'artiglieria ora sono diventati la “casa” di migliaia di rondini che, negli anni, hanno scelto proprio questa struttura colpita dalla guerra per nidificare».

Un viaggio nel segno dell'ospitalità

Un viaggio che, chilometro dopo chilometro, si è rivelato all'insegna dell'ospitalità e dell'accoglienza. «Spesso i residenti mi hanno permesso di campeggiare nel loro giardino, così ho evitato di correre rischi durante la notte, legati soprattutto alla presenza dei tanti cani randagi. Quando ho forato in Bulgaria, invece, alcuni passanti mi sono venuti in soccorso. Ho caricato la bicicletta sul loro carretto trainato da un asino e insieme abbiamo raggiunto la vicina città di Haskovo dove è stato possibile sostituire il copertone danneggiato», racconta.

La tappa finale

Giunto a Istanbul, Saccozza ha smontato la bici ed è tornato in Italia a bordo di un aereo. «Questo non è il mio primo viaggio in solitaria: nel 2022 ho raggiunto la Grecia percorrendo le strade della costa e prima la Puglia partendo dal Veneto. Negli anni precedenti ho affrontato a piedi il cammino di Santiago, la traversata della Sicilia, da nord a sud, e da Caldogno sono arrivato ad Assisi». Il villaverlese sta già pensando alla prossima avventura. «Mi piacerebbe completare un tour del Giappone o della Corea del Sud in bici».

Marco Billo

Suggerimenti