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La sentenza

Ergastolo al 24enne che uccise la missionaria scledense in Perù

La condanna nei confronti dell'omicida reo confesso che Aveva picchiato a morte, il 21 aprile del 2021, Nadia De Munari durante un tentativo di rapina
La missionaria Nadia De Munari collaborava con il Mato Grosso
La missionaria Nadia De Munari collaborava con il Mato Grosso
La missionaria Nadia De Munari collaborava con il Mato Grosso
La missionaria Nadia De Munari collaborava con il Mato Grosso

Ergastolo per l'assassino, reo confesso, della missionaria laica di Giavenale Nadia De Munari. È arrivata ieri notte la condanna a "cadena perpetua" (così è definita la massima pena in Perù) nei confronti dell'omicida della scledense al servizio dell'Operazione Mato Grosso, uccisa a Nuevo Chimbote il 21 aprile del 2021. Moisés López Olortegui, 24 anni, dovrà scontare 35 anni di carcere nel centro penitenziario di Cambio Puente, dopo essere stato dichiarato colpevole del reato di furto aggravato e omicidio da parte dei membri del tribunale penale della Corte superiore di giustizia. Non è esattamente il carcere a vita, come in Italia, ma al 35esimo anno i giudici peruviani possono decidere di prolungare la pena. Ad un anno e otto mesi dall'aggressione, la sentenza mette dunque la parola fine al processo per la morte di Nadia.

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I fatti

De Munari era stata trovata agonizzante nella sua stanza a Casa Mama Mia a Nuevo Chimbote, la mattina del 21 aprile 2021, con gravi fratture del cranio, del collo e dell'avambraccio destro. Trasportata d'urgenza all'ospedale di Lima, era morta dopo tre giorni. Le indagini della polizia hanno indicato López Olortegui, un ex partecipante del programma educativo che si svolgeva in zona, come l'assassino della volontaria italiana che era la responsabile del centro e operava a favore dei minorenni, oltre ad essere responsabile di sei asili e una scuola elementare gestite da Omg.

La giustizia

"L'imputato - come riporta la Corte di giustizia - ha inizialmente raccontato che la mattina del sanguinoso evento è entrato nella sede religiosa per rubare i cellulari, e che quando è stato scoperto dalla De Munari l'ha aggredita brutalmente. Durante il processo Moisés López ha preferito tacere alla domanda sulla paternità del delitto che ha sconvolto la comunità religiosa internazionale". La Corte penale collegiale sovraprovinciale del tribunale della Santa lo ha dichiarato dunque colpevole e gli ha inflitto il massimo della pena per questo tipo di reato.

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La sorella Vania

«Padre Samuele Fattini, parroco a Nuevo Chimbote, mi ha inoltrato subito la notizia della sentenza. Mettiamo finalmente la parola fine a questo giudizio che ci si aspettava, ma che fino alla sentenza non si sapeva come poteva andare a finire. In questo ci sentiamo fortunati rispetto a tante altre famiglie che invece chiedono ancora giustizia. L'avvocato Alessandra Ballerini ci ha sempre sostenuti e la ringrazio. I miei genitori sono stati un grande esempio perché la fede li ha sostenuti e non si sono mai lasciati andare alla disperazione. Si sono aiutati tra loro e noi sorelle che avevamo bisogno di saperli sereni abbiamo visto che con il tempo hanno accettato il dramma che ci è successo. Per quanto riguarda l'assassino c'è la possibilità che fra 35 anni possa esserci una revisione della sentenza. Avrà tutto il tempo per pensare a ciò che ha fatto. Noi non abbiamo mai avuto desiderio di vendetta neanche quando questo giovane ha confessato il delitto e devo dire che i nostri genitori ci sono stati d'esempio. C'era però un bisogno forte di verità soprattutto per me. Verità su come si erano svolti i fatti e su chi potesse essere l'omicida. Siamo stati fortunati perché la squadra degli investigatori e il tribunale peruviano hanno operato bene. Ci aspettavamo tempi più lunghi».

Rubina Tognazzi

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