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PEDEMONTE

Oscar, sfida d’alta quota. Percorsa l’Italia in 10 mesi

di Giovanni M. Filosofo
Ha compiuto 19 anni durante il cammino solitario Si è fatto 7 mila chilometri sul “Sentiero del Cai” il più lungo al mondo
La suggestione: un tramonto in Abruzzo FILOSOFO
La suggestione: un tramonto in Abruzzo FILOSOFO
La suggestione: un tramonto in Abruzzo FILOSOFO
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Ha attraversato la sua valle a piedi: sui capelli l’elastica bandana, abbigliamento da trekking, robusti scarponi, pesante zaino sulle spalle, bastoncini da nordic walking. La gente l’ha riconosciuto, lo ha chiamato per nome, incoraggiandolo nell’ultima sua fatica. Così Oscar Danielli, il camminatore solitario, ha concluso la sua avventura, sul “Sentiero Italia” del Cai, il più lungo del mondo in quota, percorrendo 7 mila chilometri. Partito l’1 maggio 2023 dalla natìa Brancafora di Pedemonte, aveva prima raggiunto Trieste, per le Prealpi.

Da Trieste all'Etna

Da lì, in un percorso a zig zag tra Alpi e Dolomiti, era giunto in Liguria. Poi, giù giù sulla dorsale appenninica, fino in Calabria. Attraversato in traghetto lo “stretto”, era sbarcato in Sicilia, salendo sull’Etna fino al Rifugio Sapienza e poi, camminando sulla costa settentrionale dell’isola, da Messina a Trapani, ancora in traghetto era giunto in Sardegna, completando gli ultimi 500 chilometri del “Sentiero Italia”, col sospirato arrivo, dieci mesi dopo, a Santa Teresa di Gallura. Come promesso, non è subito tornato per la via più breve, ma ha fatto il percorso inverso, servendosi in terraferma dell’autostop e di viaggi in pullman, fino ad Arsiero. «Poi – racconta – ho voluto percorrere a piedi la strada per Pedemonte, per godermi la mia stupenda valle e l’incontro con la gente. Quando alle 20 ho bussato, la porta si è aperta e i miei familiari mi hanno abbracciato, tra le lacrime. È stato un momento d’intensa emozione». 

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Oscar oggi ha 19 anni

Quando è partito ne aveva 18. L’obiettivo: attraversare a piedi l’Italia, isole comprese. Un sogno cullato fin dalla terza superiore. Perseguito lavorando per due anni in un’azienda meccanica per ancoraggi d’arrampicata; preparandosi facendo pesistica, arti marziali, mezzofondo, escursioni, pernottamenti in tenda. Poi, l’impresa, riuscita. Perché questa fatica? «Per molti motivi. C’è la mia passione per l’alpinismo, la voglia di vedere la mia Italia. Vista dall’alto sembra piccolissima, ma non è così. Fatica? Tanta, ma scompare quando si arriva in cima». 

Ha camminato al ritmo di 30 km al giorno

«Quando ti trovi davanti a posti meravigliosi, la stanchezza se ne va, ti senti una carica immensa, quasi prendessi nuova energia dal panorama. Mi ha sostenuto la consapevolezza di essere sempre più vicino all’arrivo. Ho camminato, pensando ad un giorno alla volta». Una lunga camminata che ha riservato anche momenti di crisi. «Il periodo peggiore l’ho avuto quando ho preso la bronchite, attraversando il Piemonte, ogni giorno con più di 2 mila metri di dislivello, giù nel fondovalle, su verso il passo alpino, di nuovo giù. Mi sono curato con antibiotici. In Val d’Aosta mi sono trovato in mezzo a una tormenta di gelo e grandine. Ho chiesto aiuto ad un parroco. Mi sarebbe bastata una tettoia vicina alla chiesa. Ho ricevuto un bel “no”. Però, ci sono state persone che mi hanno trattato come un fratello, o un figlio. Più andavo a sud, più la gente era umana, disponibile».

Ora il sogno di una nuova avventura, all’estero «Però, prima dovrò tornare a lavorare per racimolare soldi». E un messaggio: «Ai miei coetanei dico: distruggete i vostri timori. Le persone mi dicevano: attento al freddo, alla pioggia, ai malintenzionati, ai lupi e ai cinghiali… Se ti prepari, puoi superare le paure, godendo appieno la vita».

 

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