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L’Ulss al paziente: «Vada dai privati per l’esame»

L’ingresso dell’ospedale Alto vicentino di Santorso
L’ingresso dell’ospedale Alto vicentino di Santorso
L’ingresso dell’ospedale Alto vicentino di Santorso
L’ingresso dell’ospedale Alto vicentino di Santorso

«Se entro dieci giorni ha ancora disturbi, vada a farsi l’esame dai privati». Una volta si chiamava sanità pubblica, ma adesso? Sono ben tre le segnalazioni che ci giungono tutte da pazienti scledensi, alle prese con prestazioni sanitarie impossibili da determinare nel tempo a causa della scarsità di personale. Un problema che non angustia solo l’ospedale Alto vicentino nell’ambito della sanità regionale, ma che qui sembra raggiungere apici estivi considerevoli. L’ECO-ADDOME. Il caso più clamoroso riguarda S.A.. Si tratta di un giovane che accusa vomito con algie addominali in fossa iliaca. Il radiologo, nel certificato rilasciato all’utente, sostiene “che non c’è bisogno di eco-addome ma solo di fare terapia antibiotica. Se fra 10 giorni il dolore persiste fare eco in privato”. Nero su bianco, insomma. Qui non c’è spazio, rivolgetevi altrove. Nello stesso documento l’Ulss 7 segnala che sono stati spesi 26,05 euro di laboratorio analisi e 67,05 euro di radiologia più 25 euro della visita. «Solo che dalla radiologia sono stato rispedito al pronto soccorso dell’ospedale di Santorso dove mi ero inizialmente recato senza esami e quindi mi chiedo come verrà contabilizzata una prestazione in verità non effettuata. Il tutto mi sembra assurdo». Il paziente posta il documento sui social e si scatenano i commenti e le segnalazioni di chi è stato messo in attesa a lungo. LA TAC. Altro utente, sempre di Schio, che necessita di una Tac, ordinata dal primario di oncologia con urgenza “entro 20 giorni” a M.A.. Alla prenotazione mettono le mani avanti: «Non abbiamo disponibilità per ora entro questo limite, la chiameremo noi appena si libererà un posto». Il paziente, come da termine stesso, pazienta 50 giorni poi riceve la chiamata: «Fra 10 giorni può effettuare l’esame». «Ormai stavo pensando di rivolgermi al privato... Sta di fatto che me ne hanno prescritta un’altra entro quattro mesi ma la risposta negli uffici è stata la stessa: “Non c’è posto, la richiamiamo”. Nulla da eccepire sulla professionalità di medici e personale infermieristico, anzi. Temo siano costretti a fare i miracoli». Ma la situazione è questa. LA RISONANZA. Al terzo scledense, R.P., che lamenta dolori ad una spalla, prescrivono una risonanza magnetica urgente entro dieci giorni: «Dopo 20 giorni senza chiamate mi sono stancato, anche perché i problemi persistevano e non si risolvevano da soli, e così mi sono rivolto al privato. Però ho chiesto delucidazioni». Ed ecco la spiegazione che vale anche per gli altri due casi: «Mi hanno risposto che su 14 radiologi, solo sette sono in servizio e non riescono e coprire le richieste. I concorsi banditi dalla Regione vanno deserti e l’unica, me lo dicono direttamente i funzionari Ulss, è quella di provare con i centri medici privati convenzionati». Come è stato costretto a fare per avere una risposta ai suoi malanni. E pensare che un tempo il posto fisso, come insegna Checco Zalone, era il sogno di quasi tutti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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