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ISOLA VICENTINA

I genitori che hanno perso i figli vanno dal Papa. «Una carezza reciproca»

Il pontefice ha sottolineato come non ci sia cosa peggiore che tacitare il dolore e rimuovere i traumi senza farci i conti
Aula Clementina: qui papa Francesco ha accolto la delegazione di 140 persone partite da Isola Vicentina
Aula Clementina: qui papa Francesco ha accolto la delegazione di 140 persone partite da Isola Vicentina
Aula Clementina: qui papa Francesco ha accolto la delegazione di 140 persone partite da Isola Vicentina
Aula Clementina: qui papa Francesco ha accolto la delegazione di 140 persone partite da Isola Vicentina

Una carezza reciproca, tra il Santo Padre e tanti genitori che hanno perso un figlio. Sabato scorso, in Vaticano, i membri dell’associazione Talità kum di Isola hanno incontrato papa Francesco portando la propria testimonianza di speranza e di volontà in una rinascita dopo la sofferenza. L’incontro ha rappresentato uno dei momenti più significativi di un percorso portato avanti da anni al convento isolano di Santa Maria del Cengio, sotto la guida spirituale di padre Ermes Ronchi. Un’esperienza che nasce da una costola del gruppo di auto mutuo aiuto Nain e che negli anni è cresciuta accomunando madri e padri che vivono il dolore della morte di un figlio o di una figlia. 

L'incontro in Vaticano

Una settantina di persone, soprattutto vicentini, ma anche da fuori provincia e da Milano, si ritrovano una volta al mese, al santuario isolano, per parlare, riflettere, seguire la messa e condividere del tempo. «Lo scopo - racconta Daniele, membro del gruppo assieme alla moglie Maria Teresa - è cementare l’incontro tra persone che prima non si conoscevano, accomunate dallo stesso dolore, che è anche un’esperienza di crescita».

L’idea dell’incontro con papa Bergoglio è partita da padre Ermes; la proposta ha trovato una risposta entusiastica dal gruppo. Così, 140 persone sono scese a Roma, in Vaticano, dove sono state ricevute dal pontefice; per loro, si sono aperte le porte dell’aula Clementina. «Mentre salivamo le scale l’emozione era palpabile», continua Daniele. Il Papa, per non forzare la gola dopo la bronchite che lo aveva colpito, ha fatto leggere il proprio discorso al suo collaboratore mons. Filippo Ciampanelli.

Nel testo, il pontefice ha sottolineato come «Non c’è cosa peggiore che tacitare il dolore, mettere il silenziatore alla sofferenza, rimuovere i traumi senza farci i conti, come spesso induce a fare, nella corsa e nello stordimento, il nostro mondo. La domanda che si leva a Dio come un grido, invece, è salutare. È preghiera. Essa, se costringe a scavare dentro un ricordo doloroso e a piangere la perdita, diventa al contempo il primo passo dell’invocazione e apre a ricevere la consolazione e la pace interiore che il Signore non manca di donare». 

Il saluto di papa Francesco

Il Santo Padre ha poi salutato tutti i genitori dell’associazione, che gli hanno donato un ciondolo in ceramica con il loro simbolo, un ramo di ciliegio in fiore, che indica come dopo l’inverno arrivi sempre la primavera, come dopo la morte ci sia la rinascita. «Papa Francesco - spiega Daniele - è stato molto colpito dalla nostra partecipazione numerosa e dall’intensità emotiva con cui lo abbiamo circondato; l’incontro è stato una carezza reciproca». 

Un futuro di speranza

Lo sguardo dei membri dell’associazione è rivolto verso un futuro di speranza. «Quando perdi un figlio - continua Daniele - è come se ti togliessero un pezzo di futuro; è un grande dolore, nel quale bisogna fuggire dalla tentazione del vittimismo e dal pensiero di aspettare che siano gli altri ad avvicinarsi. Il rimedio dell’uomo è l’uomo, dobbiamo essere noi a fare qualcosa; a volte serve anche stare fermi e lasciare che il dolore fluisca, poi la vita continua. La fede, poi, ti dà uno slancio in più verso una vita che non finisce, ma si trasforma; noi sentiamo spesso i nostri figli vicino a noi, le loro anime continuano ad esistere».

Matteo Carollo

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