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Valli del Pasubio

La vitella del campione Zana è la “giardiniera” dei pascoli

Puglietta è stata donata al ciclista dopo una vittoria e lui, in attesa di fare l’allevatore, l’ha destinata al progetto
Filippo Zane con la vitella Puglietta TOGNAZZI
Filippo Zane con la vitella Puglietta TOGNAZZI
Filippo Zane con la vitella Puglietta TOGNAZZI
Filippo Zane con la vitella Puglietta TOGNAZZI

La vitella del campione di Piovene Rocchette, Filippo Zana, tra le “giardiniere” del progetto di allevamento diffuso attivato in via sperimentale a Valli del Pasubio, con lo scopo di recuperare dei prati a pascolo. 

L’insolito dono 

Il ciclista, campione italiano di su strada nel 2022 e vincitore di una delle tappe dell’ultimo giro d’Italia, da sempre amante degli animali, ha ricevuto in dono dagli amici una piccola vitella. Non potendosene occupare in prima persona, ha pensato di farla pascolare nelle aree prative di Valli del Pasubio dove è stato attivato il progetto “Allevamento diffuso” dell’associazione Pasubagria per il recupero dei prati a pascolo. «Ho ricevuto in dono questa vitella di razza piemontese - racconta Zana - dopo la vittoria del campionato italiano in Puglia l’anno scorso. In onore della vittoria l’ho chiamata Puglietta. Ora è in vacanza a Valli del Pasubio, così può contribuire anche lei alle finalità di questo progetto. Penso di aver sempre avuto la passione della natura e spero un domani, una volta conclusa la carriera sportiva, che l’agricoltura possa diventare il mio lavoro». 

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Il progetto

Un progetto ambizioso e pionieristico quello iniziato nel 2017 con il coinvolgimento di un’unica azienda, la fattoria Ai Capitani di Schio che ha come scopo quello di fermare il bosco che avanza dopo il progressivo abbandono dei prati. «Nel 1980 a Valli si contava la presenza di circa 600 animali» racconta Alessandro Galasso, presidente di Pasubagria e titolare dell’azienda agricola Grattanuvole di Valli, che ha seguito il progetto del recupero di prati a pascolo. «Dopo 35 anni gli animali erano appena 20, ora c’è una leggera ripresa, sono una cinquantina tra mucche e vitelli che pascolano in 30 ettari di terreno messi a disposizione dai proprietari dei fondi. La funzione è quella di prevenire l’avanzamento del bosco, in prati abbandonati che sarebbero con il tempo stati inghiottiti dal bosco». 

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Una sperimentazione 

Un’attività ambiziosa, unica nel Vicentino, ma anche in Veneto, sostenuta dall’amministrazione comunale di Valli del Pasubio che annualmente contribuisce al progetto. Perché negli anni le zone montane e pedemontane stanno soffrendo la chiusura dal parte del bosco: «Il pensiero comune è che il bosco possa garantire ricambio di ossigeno, ma per noi che viviamo nella zona il bosco può soffocare. Sta prendendo il sopravvento e sta cancellando anche la storicità del paesaggio che era misto tra prati, zona a bosco e coltivazione». È l’effetto dell’industrializzazione, che ha portato sempre più persone a scendere a valle e lavorare nelle fabbriche perché più remunerativo della lavorazione dei campi. «Bastano due anni senza manutenzione di un prato vicino al bosco che il bosco se lo prende immediatamente. È un progetto che anno dopo anno richiama aziende anche dall’esterno per portare animali.

Quattro aziende coinvolte

Al momento sono coinvolte quattro aziende, ma l’obiettivo è quello di far entrare anche le micro aziende del territorio che sono stabili, con pecore, capre e animali adatti alla tipologia di territorio che abbiamo». «La partenza è sempre impegnativa perché non si sa mai dove si sbatte la testa e ci mettiamo sempre un po’ di rischio» commenta Andrea Lora della fattoria Ai Capitani. «Da quando siamo partiti ad oggi i numeri di animali sono cresciuti e possiamo dire che abbiamo centrato l’obiettivo. Ci sono state varie difficoltà anche con la gestione degli animali perché spesso tornavano in stalla dopo la stagione un po’ denutriti perché bisogna essere in grado di capire quando un animale va spostato da un’altra parte, ma adesso dopo qualche anno le cose sono nettamente migliorate. Un progetto sicuramente pionieristico perché non ce ne sono altri progetti simili a livello provinciale e credo anche regionale». 

Rubina Tognazzi

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