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San Vito di Leguzzano

Addio Amelia,
una mamma
per l’Africa

Amelia Barbieri, circondata dai “suoi” bambini, a cui ha dato amore e speranza, in Africa. FOTOSERVIZIO COGO La sua espressione dolce e tenaceI bambini di nonna Amelia possono guardare al futuro
Amelia Barbieri, circondata dai “suoi” bambini, a cui ha dato amore e speranza, in Africa. FOTOSERVIZIO COGO La sua espressione dolce e tenaceI bambini di nonna Amelia possono guardare al futuro
Amelia Barbieri, circondata dai “suoi” bambini, a cui ha dato amore e speranza, in Africa. FOTOSERVIZIO COGO La sua espressione dolce e tenaceI bambini di nonna Amelia possono guardare al futuro
Amelia Barbieri, circondata dai “suoi” bambini, a cui ha dato amore e speranza, in Africa. FOTOSERVIZIO COGO La sua espressione dolce e tenaceI bambini di nonna Amelia possono guardare al futuro

Bruno Cogo

Verrà sepolta nella tomba di famiglia, anche se lei avrebbe voluto riposare sotto le fresche fronde dei grandi alberi che circondano quella che è stata per tanto tempo la sua casa a Muhura, in Ruanda. Fiera e combattiva, tenace e generosa, si è spenta nonna Amelia Barbieri; da un anno era ospitata all’Istituto Casa Panciera di Schio. Aveva compiuto da poco 98 anni, 30 dei quali trascorsi in Africa, come missionaria laica.

L’ex ostetrica di San Vito di Leguzzano avrebbe voluto compiere la sua opera fino in fondo ma, molto provata nel fisico anche se ancora lucida e determinata, nel 2012 è stata costretta a ritornare definitivamente in Italia.

Non è stato facile lasciare quel paese che tanto ha amato e soprattutto staccarsi dai “suoi” bambini; fosse stato per lei sarebbe tornata indietro il giorno dopo, ma le condizioni di salute e l’età non gliel’hanno più permesso.

Fino a 93 anni ha vissuto nel centro di accoglienza per minori “San Giuseppe” di Muhura che lei stessa ha fondato e la cui attività viene oggi finanziata con i fondi provenienti dalle adozioni a distanza, raccolti dall’Associazione “Amici di Nonna Amelia”. Nel 2008, non essendo più in grado di seguirlo con le energie di un tempo, Amelia Barbieri ha lasciato ad alcune suore congolesi il compito di dirigere l’orfanotrofio, che attualmente ospita un centinaio di bambini, per occuparsi di una decina di piccoli trovati per strada. Dopo la sua partenza i più grandicelli l’hanno chiamata spesso al telefono per sentire come stava. Nonostante l’età avanzata era il loro punto di riferimento ed è mancata a tutti, soprattutto a quanti avevano solamente lei al mondo.

È stata dura per nonna Amelia, instancabilmente impegnata nel suo lavoro in Ruanda, rassegnarsi ad una quotidianità priva del peso delle tante responsabilità che aveva portato per tanti anni sulle spalle. Il suo cuore è sempre rimasto a Muhura; il suo mondo era lì, in Africa.

Amelia Barbieri era partita per l’Africa la prima volta nell’agosto del 1983, a 65 anni, dopo aver dedicato gran parte della vita ai figli e al suo lavoro di ostetrica. Si è trasferita a Rugabano, in Ruanda, dove ha operato come infermiera e poi a Shyorongi dove ha costruito e gestito un centro di maternità, lasciato dopo alcuni anni in gestione al personale ruandese. Successivamente si è spostata a Byumba per sistemare un orfanotrofio e occuparsi di bambini abbandonati. Nel 1992 un missionario barnabita l’ha convinta a fondare una casa di accoglienza a Muhura, a 120 km dalla capitale Kigali; da lì non si più allontanata, se non per una breve parentesi durante la guerra civile che ha causato un milione di vittime tra le due opposte fazioni di Hutu e Tutsi. Fino al 2012 quando, stanca e malata, è rientrata in Italia.

I funerali di Amelia Barbieri, che lascia i figli Giorgio e Laura Lunardon, saranno celebrati domani, alle 15, nella chiesa di Marano, dove ha lavorato per tanti anni, poi sarà sepolta a San Vito.

Bruno Cogo

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