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Schio

A 78 anni ancora ai fornelli. L’home restaurant di Ghezzo

Il ristoratore ha avviato alcune fra le attività di maggior successo. Sempre con grandi intuizioni e lungimiranza

Nel corposo album fotografico curato dalla moglie Diana è racchiusa la storia di oltre 60 anni di attività. C’è ancora una pagina bianca, forse l’ultima, ma si sta colorando anche quella. Giorgio Ghezzo pensava di essere arrivato ai titoli di coda, ma quella pagina bianca non gli piaceva e così, a 78 anni, ha deciso di riempirla. Con l’ennesima novità, un’altra sua idea di fare ristorazione.

Le idee di Giorgio Ghezzo

Già, perché Ghezzo, nella sua lunga carriera di chef, non è mai stato banale: un’osteria con “sponcionsei”, uno dei primi piano bar della provincia, un ristorante di pesce in stile liberty, poi una sorta di raffinato “magasin” a Raga, con importanti personaggi dello sport, dello spettacolo e della cultura al suo desco. Quindi una tavola calda in centro città e per finire un “bacaro” stile veneziano nel salotto di Schio. La storia del più vecchio ma più moderno ristoratore di Schio sembrava essersi fermata nelle scalette che portano al castello, ma Giorgio Ghezzo non riesce a star lontano dai fornelli. E così è in procinto di aprire il primo “home restaurant” a Magrè. Un cenacolo per amici, ovviamente su prenotazione. «Ormai ho perso il conto di quanti locali ho aperto e gestito – racconta – senza mia moglie Diana non so se avrei percorso questa lunga strada che ancora oggi mi piace percorrere».

Gli inizi di una lunga carriera

A 14 anni era già in sala alla Scacchiera di Marostica come cameriere poi il passo per entrare in cucina è stato breve: aiuto cuoco ai castelli di Marostica, all’Internazionale di Vicenza, a Bassano al Cà Sette e al Belvedere. «La svolta nel 1969 quando ho rilevato la “Puina” a Piovene; era un’osteria dove si giocava a carte e io l’ho arricchita con “spuncionsei”: sarde in saor, mozzarelle in carrozza, poenta e coessin. Nel 1973, in piena austerity, mi sono trasferito con mia moglie australiana nel suo paese d’origine. Lì ho lavorato al Mama Luigi’s a Bondy Beach, poi come maître a Sidney al Summit e al Mediterranee a Darling Harbour».

Il ritorno a schio e il piano bar a Pieve

Ritorna a Schio per aprire a Pieve uno dei primi piano bar. Un locale dove si ritrovano compagnie di giovani e ad una certa ora arrivano il minestrone caldo, la porchetta. «Altro locale che ha fatto la storia della città: ogni serata una grande festa con musica dal vivo. A volte - spiega Ghezzo - la gente non riusciva a entrare, tanti bei ricordi». Ma la storia continua: apre un locale stile liberty, menù a base di pesce ed è ancora un successo. L’elenco è lungo con puntate a villa Ca’ Beregane con banchetti, cerimonie e matrimoni prima dell’arrivo a Raga. In centro città, però, mancava una tavola calda.«Facevamo dai 150 ai 200 coperti con servizio al tavolo. Era la vecchia trattoria ai Tre Morari, chiusa da trent’anni. Poi arrivarono i cinesi e non esitai a cedere l’attività e l’avviamento perché avevo già in mente di aprire un altro locale».

Il bacaro "veneziano" e l'home restaurant

Detto fatto. Poco sopra il piazzotto Garibaldi arriva a Schio un bacaro veneziano. Subito accolto benissimo. Ghezzo aveva giurato che sarebbe stato l’ultimo. Invece... «Invece a 78 anni non riesco a stare fermo. Mi piace ancora stare ai fornelli, ma ora lo faccio per gli amici. È un “home restaurant”, una novità per Schio, ma non manca certo l’entusiasmo per la buona cucina, rigorosamente di pesce».

Paolo Terragin

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