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Montecchio

Padri Giuseppini
nel mirino
per i profughi

Alcuni profughi in arrivo in uno dei centri individuati in provincia per la prima accoglienza. FOTO ARCHIVIO
Alcuni profughi in arrivo in uno dei centri individuati in provincia per la prima accoglienza. FOTO ARCHIVIO
Alcuni profughi in arrivo in uno dei centri individuati in provincia per la prima accoglienza. FOTO ARCHIVIO
Alcuni profughi in arrivo in uno dei centri individuati in provincia per la prima accoglienza. FOTO ARCHIVIO

«Se i miei figli mi dovessero chiedere di andarci, non li porterei. Mi è capitato di stare un’ora in oratorio. Beh, in mezzo a quelle persone di colore ero a disagio». L’arrivo, domenica sera, di 15 migranti ai Giuseppini di via Murialdo ha scatenato un’intensa discussione tra i cittadini castellani, con botta e risposta soprattutto sui social, tra chi è a favore dell’accoglienza e chi è per la chiusura. Molti di loro sono cresciuti negli spazi della parrocchia dei padri che operano a Montecchio. Orgogliosi di aver passato in quel cortile la loro infanzia. Ma oggi tra alcuni residenti serpeggia l’amarezza: «Il carisma del Murialdo non si respira più. Ora forse è stato sostituito da quello dei 35 euro. Certo che distruggere così il lavoro fatto da don Mario, don Giuseppe, don Piergiorgio, don Giovanni e in primis Tony, beh il cuore si spezza». Una visione sulla quale però c’è chi dissente e ribatte piccato: «I padri Giuseppini sono una bellissima comunità. Sono felice di farne parte». Molti prendono le difese di don Solideo, raccontando che la scuola stava andando allo sfacelo e che proprio lui ha trovato i fondi per risistemarla, un pezzo alla volta, in modo che i ragazzi potessero vivere in un ambiente sano. Ha riaperto un bar che era stato chiuso, ha ripristinato tradizioni.

Ed è proprio don Solideo, il parroco, a cercare di affievolire tanto clamore, ricordando che la presenza dei 15 profughi è temporanea. Una decina di giorni spiega e ne rimarranno meno. «Credo che tra tre, quattro giorni partiranno. Abbiamo risposto ad una emergenza» spiega. Con la prefettura i padri Giuseppini hanno una convenzione. «Riguarda cinque posti. Cinque persone - prosegue don Solideo - che sono attive nella parrocchia svolgendo piccoli lavori. Nessuno sta con le mani in mano, anzi. Ecco, la gente dovrebbe dire “guarda come lavorano”. Persone che si impegnano, e che noi formiamo con corsi di lingua italiana ed altro, in maniera che quando ci lasceranno saranno pronti ad affrontare e ad inserirsi nella nostra società. Non sbandati lasciati al loro destino». Aggiunge il parroco: «Lamentele o critiche sul nostro operato? Non mancano, e sono sempre le solite. Arrivano da chi ha il dente levato con gli emigrati».

Sono arrivati domenica sera i 15 profughi africani ospitati nelle strutture dei Giuseppini, insieme ad altri profughi del punto di raduno in provincia di Venezia. La prefettura di Vicenza ha quindi provveduto a trovare loro una sistemazione temporanea, sulla base delle disponibilità ricevute, tra cui quella dei padri di Montecchio. Che, insieme ad una serie di cooperative e ad alcune comunità vicentine, già da tempo ha risposto all’appello lanciato anche dalla diocesi per trovare una prima accoglienza per i tanti profughi in arrivo. Si tratta di giovani, tutti di sesso maschile, tra i 18 e i 25 anni: cinque provenienti dal Senegal, tre dalla Guinea, tre dal Gambia, due dal Mali e altri due dalla Costa d’Avorio. Sarà la prefettura, poi, a dover valutare la loro destinazione definitiva.

L’altro ieri i 15 cittadini africani sono stati condotti in questura per le procedure di identificazione e foto segnalamento. Una documentazione che servirà per individuare la loro sistemazione definitiva nelle strutture di accoglienza del territorio, anche sulla base dell’etnia e della nazionalità.

Giorgio Zordan Luisa Nicoli

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