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Torri di Quartesolo

Per l'esondazione della roggia indagati il sindaco Marchioro e 7 professionisti

Otto avvisi di garanzia dopo l’esondazione della roggia Caveggiara: sotto accusa finiscono Genio civile, Consorzio di bonifica e Regione e il sindaco di Torri di Quartesolo.

Otto avvisi di garanzia dopo l’esondazione della roggia Caveggiara: sotto accusa finiscono Genio civile, Consorzio di bonifica e Regione. Uno lo ha ricevuto ieri Diego Marchioro, sindaco di Torri di Quartesolo, che proprio in veste di primo cittadino è ora indagato per quanto accaduto il 6 dicembre 2020, con l’erosione dell’argine della roggia e l’allagamento del quartiere i Pini. Lo stesso primo cittadino è stato avvisato anche come persona offesa.

L'accusa

L’accusa, che Marchioro rigetta con decisione, è fra l’altro di non aver agito tempestivamente e di non aver avvisato i cittadini. A comunicare la ricezione dell’avviso, firmato dal pubblico ministero Claudia Brunino, è stato lo stesso sindaco, per «trasparenza e correttezza». Marchioro spiega di essere «soggetto a un’indagine per i fatti alluvionali. Mi viene contestata l’omissione di dati d’ufficio e la creazione o continuazione di pericolo, accuse dalle quali intendo difendermi, confidando nel buon lavoro della giustizia». Con lui, sono stati informati anche Giovanni Paolo Marchetti, direttore del Genio civile di Vicenza; Francesco Norbiato, funzionario del Genio presso la Regione Veneto; Silvio Parise, presidente del Consorzio Alta pianura veneta; Paolo Ambroso, funzionario del settore idraulico della Regione; Alberto Visentin, funzionario del Consorzio; Helga Fazion, Cio del Consorzio; e Fabio Balasso, dipendente di Alta pianura veneta. L’accusa arriva all’ipotesi di inondazione (reato che prevede fino a 12 anni di reclusione).

L'alluvione

I cittadini di Torri ben ricordano quel 6 dicembre: era domenica pomeriggio e il Centro operativo comunale era al lavoro per monitorare il livello del Tesina, ingrossato dalle piogge, con le paratie sul ponte di via Roma già montate. I problemi arrivarono però da un’altra parte, con l’erosione dell’argine della Caveggiara, e con l’acqua che prima causò allagamenti in zona Settecà e che poi invase il quartiere. Il quartiere fu sommerso, coinvolgendo 1.500 cittadini. Un’inondazione che non risparmiò seminterrati, garage, giardini, parcheggi e piani terra, e che mobilitò numerose squadre di vigili del fuoco e di protezione civile. 

Le polemiche

Non mancarono le polemiche, arrivate anche sui banchi del consiglio comunale; a presentare l’esposto un comitato di circa 150 cittadini, tutelati dall’avv. Pierluigi Vinci, che prima avevano tentato di ottenere un ristoro dei danni, valutati in 2 milioni di euro. «I miei assistiti non sono mai stati risarciti», ha detto brevemente.
La procura ha nominato un consulente, e il suo elaborato è stato depositato in questi giorni. L’esperto avrebbe evidenziato che l’evento non era stato eccezionale come quantità di pioggia; che i lavori sulla roggia e la creazione della cassa di espansione erano stati dichiarati necessari già nel 2013; che si era creato un gorgo, con le idrovore che di fatto ributtavano l’acqua nella Caveggiara fino all’erosione delle sponde; e che di fronte ad un’allerta arancione, che prevederebbe un monitoraggio continuo e la necessità di avvisare la popolazione, questa fu informata con un post su Facebook ad esondazione avvenuta. 
«Ricordo - dice Marchioro, difeso dagli avv. Laura Piva e Gianluca Ghirigatto -, che la situazione è stata monitorata, con chiusura del ponte, paratie e protezione civile mobilitata sin dal giorno prima del cedimento improvviso, non prevedibile, dell’argine della roggia che ha portato l’acqua del Tesina a entrarvi. Rendo nota a tutti questa circostanza: perché la popolazione deve essere informata». 

Marco Marini Diego Neri

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