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La svolta

Prof di Creazzo uccisa in Cina. Arrestato il killer dopo 16 anni

Paola Sandri insegnava a Lione
Paola Sandri insegnava a Lione
Paola Sandri insegnava a Lione
Paola Sandri insegnava a Lione

La svolta è arrivata esattamente 16 anni dopo. Poiché la lettera spedita dal tribunale di Pechino si era persa a Grisignano, sono stati i carabinieri a contattare Luigi e Maria Cristina Sandri di Creazzo e a spiegare loro che l’ambasciata italiana in Cina li stava cercando. I funzionari volevano comunicare loro che la polizia ha arrestato un cittadino cinese, ritenuto l’assassino della loro figlia Paola, uccisa il 25 luglio del 2006, e che a breve si aprirà il processo per omicidio. Uno choc.

Il delitto Paola Sandri aveva 29 anni e insegnava all’università di Lione dopo il dottorato. Amava profondamente la Cina ed era a Pechino da un mese. Quella drammatica sera era uscita a cena con degli amici e, dopo averli salutati, stava rientrando a casa. L’assassino si avventò sull’indifesa insegnante nelle vicinanze dell’Art Academy della capitale orientale; l’ipotesi avanzata all’epoca era che volesse portarle via la borsetta, rapinarla. Paola cercò disperatamente di fuggire, ma l’omicida non le diede scampo. Quando i custodi del museo intervennero, il responsabile si era già allontanato. Sandri venne colpita con almeno tre coltellate. La salma venne poi trasportata in Italia, fu eseguita l’autopsia, la procura vicentina aprì un’inchiesta per l’omicidio all’estero. Il sogno culturale di Paola, che ha lasciato nel dolore, oltre ai genitori, la sorella Elena, il fidanzato francese Philippe e amici sparsi in tutto il mondo, fu stroncato a poche centinaia di metri dal suo appartamento. Gli inquirenti cinesi, che inizialmente parevano avere una pista investigativa da seguire, non riuscirono mai a individuare l’autore del delitto. Almeno fino alle scorse settimane.  

La cattura La notizia dell’arresto, giunta a Creazzo la settimana scorsa, e confermata anche dalle autorità italiane a partire dalla Farnesina, ha riaperto improvvisamente un caso che pareva, dal punto di vista degli inquirenti, un mistero. Polizia e tribunale di Pechino non hanno fornito alcun dettaglio, a partire dall’identità dell’indagato, per comprendere come siano convinte di aver risolto il giallo di 16 anni fa. Né se il movente sia effettivamente quello della rapina, o quale altro. Di certo c’è che a breve per l’arrestato inizierà il processo, che potrebbe concludersi con la condanna alla pena capitale, prevista dalla legge cinese per l’omicidio volontario. I genitori di Paola potrebbero, sulla carta, partecipare alle udienze, costituendosi parti civili, ed è la ragione per la quale le autorità orientali li hanno cercati. Ma visti i tempi stretti e le difficoltà legate alla lingua e alla distanza, oltre che alla diversità di procedura, appare oggi un’eventualità remota, anche se i famigliari della vittima, che tanto hanno sofferto in questi anni, vorrebbero conoscere che cosa è accaduto alla giovane insegnante, che aveva salutato mamma e papà, via messaggio, solamente qualche ora prima di essere uccisa per strada. Sedici anni fa fu una pattuglia dei carabinieri a portare ai genitori la terribile notizia; oggi, come allora, ha suonato alla loro porta di via Da Vinci una pattuglia. «Lo hanno arrestato». 

 

Diego Neri

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