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Sovizzo

Malore mentre si trova in ambulatorio. Si riprende, ma poi muore

È successo al centro di medicina integrata di Sovizzo. Il primo soccorso aveva fatto ripartire il cuore, ma l'anziano, di 84 anni, è deceduto in ospedale
L'anziano è morto in ospedale nonostante i soccorsi
L'anziano è morto in ospedale nonostante i soccorsi
L'anziano è morto in ospedale nonostante i soccorsi
L'anziano è morto in ospedale nonostante i soccorsi

È stata una giornata drammatica quella vissuta mercoledì 17 maggio nel centro di medicina integrata di Sovizzo dove un anziano è stato colto da infarto mentre stava facendo un controllo. Medici e infermieri sono intervenuti immediatamente con il defibrillatore riuscendo a far riprendere l'uomo di 84 anni. Purtroppo, però, il pensionato è morto in seguito all'ospedale. Troppo gravi le condizioni nonostante avesse ripreso a respirare.

«Purtroppo il paziente soffriva già di gravi patologie - afferma il dottor Lorenzo Rigoni, uno dei primi a intervenire -. Avevo già dei dubbi sul fatto che potesse cavarsela quando gli operatori del Suem l'hanno portato via. Resta il fatto che la presenza del defibrillatore e la grande professionalità dimostrata dalle nostre infermiere aveva permesso di fargli tornare il ritmo cardiaco, anche se irregolare».

Il defibrillatore aveva fatto ripartire il cuore

Tutto è successo mentre all'anziano stavano facendo un piccolo prelievo: «Improvvisamente il paziente ha perso conoscenza e non respirava più, era diventato ceruleo e il cuore era fermo. Così siamo intervenuti con il defibrillatore e abbiamo chiamato il Suem. Dopo una prima scarica lo strumento si è fermato segnalando la ripresa dell'attività cardiaca. Nonostante questo in quattro abbiamo continuato il massaggio, fino all'arrivo dell'ambulanza. Ho notato che il colore del pensionato è cambiato e questo subito ci ha fatto ben sperare. Il respiro era ancora debole e il ritmo cardiaco irregolare, ma almeno si era ripreso. Poi gli operatori del 118 l'hanno preso in carico. Io credo che se fosse stato un paziente con meno patologie e magari più giovane l'avremmo salvato. Questo testimonia l'importanza di avere la strumentazione adeguata e il personale preparato».

Antonella Fadda

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