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Arcugnano

Il "Banksy vicentino" e il mistero degli angeli bianchi. «Io non c'entro, i miei demoni sono opere d'arte»

Grey con una sua creazione al lago di Fimon, dove è stato trovato l’ultimo angelo bianco (Foto Francesco Brun)
Grey con una sua creazione al lago di Fimon, dove è stato trovato l’ultimo angelo bianco (Foto Francesco Brun)
Grey con una sua creazione al lago di Fimon, dove è stato trovato l’ultimo angelo bianco (Foto Francesco Brun)
Grey con una sua creazione al lago di Fimon, dove è stato trovato l’ultimo angelo bianco (Foto Francesco Brun)

«Non sono stato io. So che in molti, specialmente sui social, mi indicano come l’autore, ma io con questa storia non c’entro niente». Sorridente, mentre illustra le particolarissime opere che gremiscono il suo laboratorio di Perarolo, risponde così Giovanni Grigoletto, in arte Grey, alla domanda se sia lui o meno l’autore degli “angeli bianchi” di Arcugnano, i due manichini comparsi a distanza di un mese uno dall’altro sul Monte Crocetta e nel lago di Fimon.  Una vicenda che si fa sempre più curiosa, e che ha ormai superato i confini provinciali, con il misterioso autore che si è meritato l’appellativo di «Banksy vicentino» da parte Vittorio Sgarbi. «Io Sgarbi l’ho conosciuto personalmente fra l’altro - racconta Grigoletto -. È stato a una mia mostra, a Toppo di Travesio, lo scorso novembre: lo aspettavamo per l’apertura ma alla fine è arrivato alle tre e mezza di notte». Trentacinque anni, originario della vicina Zovencedo, Grigoletto raccoglie materiali da riciclo, siano essi di vetro, plastica o ferro, per poi unirli con un collante termofusibile. Una storia che parte dal suo passato da caporeparto in fabbrica, dove ha iniziato a raccattare i primi prodotti per le sue sculture, un lavoro che ha poi abbandonato per seguire interamente la via dell’arte. 
«Utilizzo una rete metallica per comporre l’anima - spiega Grigoletto -, e poi applico in cima i materiali di riciclo. Le mie opere cercano proprio di lanciare un messaggio di unione: materiali diversi che formano armonia, proprio come dovremmo fare tutti noi. Lavoro per curare le scenografie dei teatri, ho collaborato nella realizzazione della fiction Mediaset “Luce dei tuoi occhi”, mentre a marzo uscirà un mio corto, dal titolo “Sacrificarte”». 

 

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Tra le opere presenti nel laboratorio, saltano immediatamente all’occhio quelli che l’artista definisce «demonangeli», sei sculture che si sono meritate l’esposizione in piazza delle Erbe a Vicenza, nel febbraio del 2020. Difficile non vederci una similitudine con gli angeli bianchi, se non altro per l’argomento. Angeli e demoni, in salsa berica. «Ogni demonangelo rappresenta una virtù del cuore - spiega Grigoletto -: apprezzamento, umiltà, ardimento, compassione, comprensione e perdono. Lo stile è simile a quello dei manichini bianchi, si tratta di corpi umani nudi, ed è effettivamente una cosa curiosa. Personalmente però troverei difficile abbandonare le mie sculture in giro: un’opera d’arte mi richiede tantissime ore. Una volta in realtà ci avevo provato, lasciando un demonangelo nel bosco, ma non credo l’abbia notato nessuno». 

Nonostante assicuri che non sia stato lui l’autore degli angeli, Grigoletto condivide le intenzioni dell’artista. «Condivido l’azione di cercare di stimolare le menti - le sue parole -, dando quella scintilla che faccia scattare l’introspezione, che è quello che manca in questo momento. Le persone sono fiondate sui social e pensano che debba essere lì la loro ricerca interiore. Come dice il manichino, invece, è bene cambiare le posizioni, le prospettive, e non adagiarsi alla zona di comfort. Comunque mi aspetto che questo sia solo l’inizio, e che presto vedremo degli altri angeli».

Il mistero quindi continua e ad Arcugnano in molti si aspettano un’altra apparizione dell’angelo bianco. E si chiede già quale potrebbe essere il luogo dopo la croce e il lago. 

 

Francesco Brun

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