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Isola Vicentina

Cinquant’anni con Dio. Il teologo padre Ronchi: «Il mio migliore affare»

Il teologo padre Ermes Ronchi ha festeggiato mezzo secolo di messa. «La Chiesa deve chiedere il voto di libertà per la gente»

«L’incontro con Cristo è stato l’affare migliore della mia vita». Parola di padre Ermes Ronchi, che ieri, al convento di Santa Maria del Cengio, a Isola, ha festeggiato il 50esimo anniversario della propria ordinazione presbiterale. In un chiostro gremito di fedeli, con partecipanti anche in chiesa e nel giardino, padre Ermes ha celebrato la messa; una cerimonia partecipata e intensa, durante la quale non sono mancati i momenti di commozione e gli applausi; sullo sfondo, l’affetto e il calore dei presenti.

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Padre Ermes è originario del Friuli

Originario di Racchiuso di Attimis, in provincia di Udine, 76 anni, teologo, scrittore, autore di numerosi libri e articoli, collaboratore di diverse testate giornalistiche, il religioso dei Servi di Maria è oggi una figura di primo piano della Chiesa; dopo diverse esperienze di studio e insegnamento in varie parti d’Italia e all’estero, dal 2016 si è stabilito nel convento isolano. Proprio da qui si irradiano i suoi molteplici progetti, come il gruppo Talità kum, dedicato ai genitori che hanno perso un figlio, o la Casa dei sentieri e dell’ecologia integrale, che affronta i temi della tutela dell’ambiente. «L’incontro con Cristo è stato l’affare migliore della mia vita perché ha cambiato il colore dell’aria, il sapore delle cose - ha spiegato padre Ermes -. Mi ha dato la vastità di cuore, di mente, di progetti. Un sunto del discorso è rappresentato una frase di Pietro, che recita: “Signore, dove vuoi che vada? Solo tu hai parole che danno vita”».

Una festa di tutta la comunità

Accanto a lui, a concelebrare l’eucaristia, il priore del convento padre Renzo Marcon, i confratelli dei Servi di Maria padre Bruno Zanirato e padre Ferdinando Milan, più gli ospiti don Lorenzo Dall’Olmo e don Giancarlo Pacchin. Presenti anche le suore Serve di Maria di Galeazza di Dueville. Alla cerimonia, animata dal gruppo Amici di Santa Maria, ha partecipato anche il vicesindaco Nicolas Cazzola in rappresentanza dell’amministrazione comunale, mentre i carabinieri della compagnia di Schio e i volontari della Croce rossa hanno vigilato sul buon andamento dell’evento. Come vive, dunque, padre Ermes, questo prestigioso traguardo? «Non guardo molto indietro», spiega. «Preferisco fare preventivi, più che consuntivi. Il mio progetto, oggi, forse è più lento, più profondo, più dolce, ma mai fermo, assolutamente». Concetti ribaditi anche durante l’omelia.

La teologia con il linguaggio della poesia

«La mia vita è stata bellissima e posso solo ringraziare», ha spiegato. «A Parigi, uno dei miei maestri mi disse: “Ermes, tu devi fare teologia poetica. La tua missione nella Chiesa è fare teologia col linguaggio della poesia. E io ho ubbidito: mi sento un servo della Parola di Dio. Voglio ringraziare padre Giovanni Vannucci, padre David Maria Turoldo: i bravi maestri non sono quelli che danno nuove regole, ma nuovi orizzonti; non sono quelli che fissano ulteriori paletti, ma danno ulteriori ali e le pettinano affinché siano più forti per poter rincorrere i nostri sogni».

Mezzo secolo denso di ricordi, di persone. «Cosa ricordo di questi 50 anni? Liturgie bellissime: ho celebrato messa al sorgere del Sole nel deserto del Gobi, o in Amazzonia, o su un barcone turco, ma la più bella è la liturgia dei volti. La cosa più bella del mondo sono le persone, la gente». Non sono mancati riferimenti alla Chiesa di oggi. «Quanto più luminosa sarebbe oggi la Chiesa se invece del voto di obbedienza ci avessero chiesto il voto di libertà, se invece del voto di castità quello di vastità», prosegue padre Ermes. «Servirebbero più accoglienza, un cuore che accoglie, libertà, perché la gente non si avvicina ad un posto se sente che lì la sua libertà sarà limitata. Vedo la Chiesa come un sistema aperto, di cammino, di strade che ci portano l’uno verso gli altri e tutti insieme verso Dio. I maestri non danno regole di navigazione, ma trasmettono la passione del navigare».

La conclusione, prima di un momento conviviale, è stata affidata alle testimonianze dei gruppi della Casa dei sentieri e dell’ecologia integrale e Talità kum: «Ci hai insegnato che possiamo metterci in viaggio anche senza borraccia, ma mai senza un amico e per noi tu sei quell’amico - hanno sottolineato i secondi rivolti a padre Ermes -. Con te, i sentieri sono strade tracciate».

Matteo Carollo

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