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Affitto della caserma
Si profila una soluzione

La caserma che ospita la stazione carabinieri di Altavilla. MASSIGNAN
La caserma che ospita la stazione carabinieri di Altavilla. MASSIGNAN
La caserma che ospita la stazione carabinieri di Altavilla. MASSIGNAN
La caserma che ospita la stazione carabinieri di Altavilla. MASSIGNAN

Ad Altavilla l’Amministrazione comunale attende risposte dal Ministero dell’Interno, tramite la Prefettura di Vicenza, in merito alla nuova proposta di contratto di affitto della locale caserma dei carabinieri, su cui c’è da tempo una controversia aperta: sull’immobile di proprietà del Comune il ministero da gennaio 2014 non paga il canone di locazione previsto. Si tratta, secondo gli impegni assunti oltre una decina di anni fa alla costruzione della sede, di un importo di circa 85mila euro l’anno. Nelle casse dell’Amministrazione quindi mancano già 255mila euro e il sindaco Claudio Catagini conta che finalmente da quest’anno la situazione si possa sbloccare. Anche se l’importo proposto per il nuovo contratto sarà di circa 65mila euro l’anno, inferiore a quanto inizialmente previsto. «Andrò nuovamente in Prefettura nei prossimi giorni – spiega il primo cittadino – per incontrare il prefetto Umberto Guidato. La bozza di contratto con il nuovo importo è già stata definita e inviata al Ministero dell’Interno a Roma con tutta la documentazione. Ma non abbiamo più avuto notizie e quindi intendo spiegare al nuovo prefetto tutti i termini della questione. Il contratto potrebbe partire anche quest’anno, dal momento in cui verrà sottoscritto. Aspettiamo solo il via libera da Roma».

La vicenda però non si chiuderà così. Perché se il Ministero darà il benestare alla proposta per 65mila euro l’anno da versare al Comune, l’Amministrazione intende recuperare comunque gli arretrati non versati. E su questo c’è una causa aperta.

«Parliamo di oltre 250mila euro – conclude il sindaco Catagini – e siamo determinati a fare di tutto e di più per avere quanto ci spetta. Sono soldi dei cittadini di Altavilla e non è giusto che paghino loro per un servizio pubblico di competenza dello Stato. Disponibili ad una riduzione della somma annuale, da 85mila a 65mila euro, ma non certo a perdere gli arretrati. Tra l’altro creando così un danno erariale al Comune per le somme non pagate».

Luisa Nicoli

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