Mentre la sera scendeva e una coltre di nebbia rendeva l’orizzonte sfocato, sabato sera (18 febbraio) la salma di Angelo Zen è atterrata a Tessera, Venezia, per poi essere portata a Romano. Due giorni dopo il ritrovamento del corpo sotto l’hotel sbriciolato dal sisma che lo scorso 6 febbraio ha devastato la Turchia, Angelo è potuto rientrare a casa. In tanto dolore, per la famiglia Zen è arrivata almeno la consolazione di poter avere a casa la salma del loro caro.
Nel frattempo è stata fissata la data dei funerali: si terranno giovedì 23 febbraio nella chiesa di Fellette di Romano D'Ezzelino. Il corpo dell'imprenditore veneto di 60 anni, specializzato in macchinari per gioielleria, morto in Turchia a causa del sisma che ha colpito anche la Siria, era stato trovato dopo diversi giorni di ricerche tra i resti del Saffron Hotel di Kahramanmaras, l'albergo di 8 piani dove alloggiava, andato completamente distrutto. Le esequie, per desiderio della famiglia, saranno in forma strettamente privata.
Si temeva che la burocrazia potesse rallentare il rientro di Zen
«Si temeva che le procedure burocratiche avrebbero rallentato il rientro di Angelo - spiega il sindaco di Romano, Simone Bontorin -, invece siamo riusciti a farlo tornare a casa in fretta, grazie alla forte collaborazione di Farnesina e enti deputati. Il nostro concittadino è stato caricato su un volo di Stato. Dopo l’arrivo all’aeroporto di Venezia, la salma è stata portata nella cella mortuaria di uno dei cimiteri del nostro Comune, ma potranno visitarla solo i parenti stretti. È ancora a disposizione della procura, ci sono ancora dei passaggi tecnici fondamentali prima di ottenere il nullaosta che permetterà di organizzare i funerali. Confermo che la cerimonia funebre verrà celebrata a Romano e che sarà in forma strettamente privata. La famiglia in questo momento ha bisogno di tranquillità per elaborare questo lutto. Contiamo di poter celebrare i funerali nel corso della prossima settimana. L’accesso in chiesa ai non autorizzati sarà ovviamente vietato e stiamo predisponendo anche un cordone di sicurezza che tuteli i parenti nelle aree esterne la chiesa. Dobbiamo rispettare le volontà della famiglia, che è nostro dovere tutelare».
Il corpo ritrovato da Fury, il cane dei soccorritori italiani
Si è sperato fino all’ultimo in un lieto fine, in una delle tante storie di salvataggio che nei giorni scorsi sono state raccontate da Kahramanmaras, la città in cui il tecnico si trovava per lavoro, nonché epicentro del terremoto. Squadre dei vigili del fuoco e del soccorso alpino della guardia di finanza sono state inviate in Turchia proprio per cercarlo. É stato Fury, il cane dei soccorritori italiani, ad aver segnalato la presenza di corpi in quella che una volta era la zona centrale dell’albergo. «Una zona pericolosa, dove ci sono ancora scosse continue», commenta il colonello Alessandro Alberioli, al comando delle operazioni in Turchia.
Zen viaggiava frequentemente, per poi tornare a Maerne di Martellago, dove viveva con la moglie Patrizia Costarella. E quando il lavoro gli lasciava del tempo libero, si dedicava ai figli Mirko e Leonardo, tra ciclismo, sci e camminate nella natura. Una storia di sfortuna, quella dell’uomo, che nella notte più tragica si trovava nel cuore del sisma che ha sgretolato le pareti e le famiglie.