Sergio Stella morì fra atroci sofferenze il 21 settembre 2013. Il geometra comunale di Gallio, e arbitro di hockey, di 55 anni, viveva ad Asiago e lasciò nel dolore la moglie e tre figli. La sua morte fu causata da un errore medico dell’ospedale di Bassano: è quanto ha stabilito il tribunale civile di Vicenza, che ha condannato l’Ulss 7 Pedemontana a risarcire con circa 700 mila euro i famigliari, che hanno atteso 9 anni prima di conoscere la sentenza di primo grado.
Il dramma della famiglia Stella
La vicenda che portò al decesso del professionista, che ad Asiago era molto conosciuto, è singolare. Nel luglio 2013 Stella era stato morso accidentalmente da un cane, e si recò al pronto soccorso di Asiago dove fu medicato, ricevette la vaccinazione antitetanica e gli fu prescritto un antibiotico. Nelle settimane successive, poiché soffriva di nausea e di numerosi disturbi, tornò in ospedale, dove fu ricoverato. Successivamente venne trasferito in gastroenterologia a Bassano, dove rimase quasi un mese. In settembre poi un altro trasferimento, al centro trapianti di Padova, per il peggioramento del quadro clinico: i medici decisero che doveva essere sottoposto d’urgenza al trapianto di fegato. Ma risultò positivo ad un’infezione (che, secondo il perito del giudice, potrebbe aver contratto al San Bassiano), che rese impossibile l’intervento. Venne ricoverato in terapia intensiva e morì. L’autopsia individuò come causa un’insufficienza epatica grave, derivata dall’antibiotico assunto.
Un risarcimento da 700 mila euro
Il giudice Francesco Lamagna si è affidato alla consulenza tecnica d’ufficio alla dottoressa Francesca Vergari, che ha individuato responsabilità da parte dei medici del San Bassiano, non già di Asiago o di Padova. Perché? I sanitari bassanesi «non hanno ritenuto opportuno (colpevolmente) procedere all’effettuazione di esami più approfonditi» che, vista la gravità del paziente, dovevano essere compiuti con urgenza, costringendo Stella «ad un periodo di prolungata, inutile e immotivata ospedalizzazione, senza alcun inquadramento diagnostico».
Per il perito il geometra doveva essere trasferito a Padova almeno 15 giorni prima. Al centro trapianti, in un ambiente protetto, verosimilmente non avrebbe contratto infezioni, e si sarebbe potuto operare. Un intervento che gli avrebbe dato il 50 per cento di possibilità in più di vivere. Questa perdita di chance è stata dovuta ad una «colpevole sottovalutazione del quadro clinico». Di qui la condanna dell’Ulss, che era tutelata dall’avv. Lorenzo Locatelli, a versare una somma inferiore a quella richiesta dalla famiglia, sulla scorta delle tabelle di Milano. La Pedemontana avrà ora l’opportunità di ricorrere in Appello, per sostenere fra l’altro - come evidenziato in primo grado - che anche con il trapianto Stella non era certo di sopravvivere, vista la grave patologia che lo aveva colpito.
La famiglia: «Ci sono voluti quasi 10 anni»
Di tutt’altro avviso la famiglia Stella, assistita dall’avv. Roberto Rigoni Stern. «Ci sono voluti quasi 10 anni per ottenere giustizia e questo è certamente un fatto triste perché Sergio aveva lasciato moglie e figli giovanissimi che avevano bisogno di lui - commenta il legale -. Purtroppo, nonostante le evidenti responsabilità dei medici, emerse nella perizia, solo ora, dopo un lungo percorso, si è ottenuta una sentenza che ha sancito il diritto al risarcimento. Una circostanza che dovrebbe far riflettere se si considera che, spesso, le vittime di errori medici sono costrette a sobbarcarsi costi e oneri, con frustrazione dei diritti delle parti deboli».