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Altopiano di Asiago

«Orsi? Non si gioca con la vita altrui»

Rigoni Stern, Munari e Rigoni come Finco: nel territorio è un coro di no all’ipotesi di trasferimento dei plantigradi trentini
Coro di no: gli amministratori altopianesi non vogliono orsi nel territorio
Coro di no: gli amministratori altopianesi non vogliono orsi nel territorio
Coro di no: gli amministratori altopianesi non vogliono orsi nel territorio
Coro di no: gli amministratori altopianesi non vogliono orsi nel territorio

Trasferire alcuni esemplari di orsi dal Trentino in Veneto. È la proposta avanzata dal Wwf al governatore veneto Luca Zaia per “decongestionare” alcune aree della provincia autonoma dove sono concentrati troppi esemplari in un’area diventata stretta. Nel giorno in cui il Tar di Trento su ricorso della Lav ha sospeso l’ordinanza del presidente della Provincia autonoma di Trento e della Regione Trentino Alto Adige Fugatti sull’abbattimento dell’orsa Jj4, sul trasferimento degli orsi trentini in Altopiano, è un coro di no. Il trasferimento, secondo il delegato veneto Wwf Carmelo Motta, potrebbe risolvere il problema orsi pur non schierandosi completamente contro l’abbattimento disposto (e ora sospeso) dall’Amministrazione provinciale trentina dell’orsa Jj4 “colpevole” di aver attaccato fatalmente il runner Andrea Papi e altri due esemplari considerati troppo confidenti.

La posizione del Wwf

Il ragionamento del Wwf è quello che le aree popolate fino a un secolo fa dagli orsi, prima del loro annientamento, possono di nuovo ospitare i plantigradi. Quindi di trasferire alcuni orsi sui monti della Lessinia, del Bellunese e sull’Altopiano. Un posizione sorretta anche dalla sottoscrizione da parte del Veneto del Pacobace, ovvero il piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali quindi richiedendo, come dichiara Motta «che ciascuno faccia la sua parte» in modo che si possano evitare altre situazioni pericolose potenzialmente fatali.

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Il caso in Altopiano

Appena la notizia si è diffusa, sull’Altopiano c’è stata una decisa presa di posizione per respingere ogni possibilità di accoglienza. «Prima di fare certi discorsi serve ricordare che le zone alte e i boschi altopianesi sono di proprietà civico, del popolo, e non del demanio; si dovrà quindi prima confrontarsi con la popolazione – precisa il vicepresidente dell’Unione montana, Diego Rigoni -. In più credo che l’Altopiano abbia già abbastanza problemi con il lupo. Il territorio è troppo antropizzato, ci sono oltre 120 alpeggi tra pubblici e privati attorno ai quali ruota non solo un’economia importante ma stili di vita e tradizioni secolari».

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Pensava fosse uno scherzo, inizialmente, il sindaco asiaghese Roberto Rigoni Stern. «Sarebbe bello sotto il profilo dell’immagine turistica presentare un territorio così incontaminato da poter sostenere orsi, lupi, selvaggina - sbotta il primo cittadino - Un territorio però svuotato da tutte quelle attività umane che la caratterizzano. La realtà è che gli orsi sono stati reintrodotti con l’accordo Pacobace nel parco dell’Adamello, un’area naturalistica di oltre 50 mila ettari. Da noi invece già ai tempi dell’orso Dino siamo stati costretti a un’intensa campagna di informazione per tranquillizzare i nostri turisti sulla presenza dell’orso. Stiamo ora combattendo una lotta per contenere le incursioni dei lupi che ancora oggi non sappiamo bene quanti siano. Condivido la posizione del presidente Fugatti, se c’è qualcuno tra i benefattori dell’orso si faccia avanti, senza però giocare con le esistenze di altri perché gli orsi, per quanto affascinanti, non sono quelli delle favole».

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Una posizione più dura la prende il sindaco di Gallio, Emanuele Munari, che da sindaco e da presidente della Spettabile Reggenza si è trovato ad trattare, spesso scontrandosi con enti superiori, l’arrivo sull’Altopiano dei grandi carnivori. «C’è un discorso da fare – illustra -. Si sa che gli orsi maschi sono “vaganti” mentre le femmine si spostano poco dal luogo d’origine. Se si spostano i maschi questi, affrontando anche molti pericoli, ritorneranno verso le femmine. Se si trasferiscono femmine, e quindi imponendo una popolazione stabile, se ci saranno dei problemi chi ne risponderà? Il Wwf, qualche altra associazione ambientalista o, come ora, le Amministrazioni locali».

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Le altre posizioni

Contrario si era detto ieri il vicepresidente del consiglio veneto Nicola Finco (Lega-LV). «Il problema - aveva spiegato - è reale, non è più ipotetico. La convivenza tra grandi carnivori e persone, nei territori altamente antropomorfizzati, è di difficile attuazione. Le soluzioni, quindi, devono essere concrete perché i dati sulle aggressioni dei grandi carnivori parlano chiaro; nel 2021 sono morti 605 capi di bestiame, 175 sono stati feriti e 209 dispersi mentre nel 2022 i capi morti sono stati 611, i feriti 116 e i dispersi 96. Sono numeri che impongono risposte drastiche e immediate che non sono gli esercizi di stile come quello di introdurre gli orsi nel Veneto che avrebbe come unico esito quello di aumentare i disagi e le aggressioni sia alle persone che agli animali». 

La replica

Sulla sospensione dell’ordinanza di abbattimento dell’orsa Jj4 è intervenuta la consigliera regionale Cristina Guarda (Europa Verde). «Bene la sospensiva - dice Guarda -. L’accoglimento delle motivazioni sottoposte all’attenzione del giudice amministrativo dalla Lega Antivivisezione, Lav, portano nel dibattito di questi giorni quel minimo di razionalità necessaria ad affrontare la questione. Il dolore condiviso per la morte di Papi non può trasformarsi in irragionevoli prese di posizione che non giovano affatto alla individuazione di scelte adeguate. Lo stato attuale delle conoscenze è tale da consentirci di vivere non come proprietari della natura e decisori di ultima istanza cosa che sin qui ci ha condotti allo sfacelo di interi ecosistemi agendo tramite regole, fissate tenendo conto della sola coscienza umana, che la natura e le sue leggi non possono rispettare». 

 

Gerardo Rigoni

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