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La polemica

Gli orsi trentini sull'Altopiano di Asiago? Muro di "no" dai sindaci: «Non sono quelli delle favole»

La proposta del Wwf trova contrari i primi cittadini. Intanto il Tar sospende l'abbattimento dell'orsa Jj4
Un orso nei boschi del Trentino (Foto Ansa)
Un orso nei boschi del Trentino (Foto Ansa)
Un orso nei boschi del Trentino (Foto Ansa)
Un orso nei boschi del Trentino (Foto Ansa)

Questione orsi, serpeggia inquietudine nel Vicentino dopo la richiesta del Wwf, al governatore veneto Luca Zaia, di trasferire alcuni esemplari dal Trentino in Veneto per “decongestionare” alcune aree della provincia autonoma dove sono concentrati troppi esemplari.

Il Tar sospende l'abbattimento dell'orsa Jj4

Nel frattempo, il Tar di Trento ha sospeso l'ordinanza di abbattimento dell'orsa Jj4 firmata lo scorso 8 aprile dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Lo rende noto sui social la Lega anti-visisezione (Lav), che ha presentato ricorso contro il provvedimento nei giorni scorsi. 

Un trasferimento, quello proposto alla Regione Veneto che, secondo il delegato regionale Wwf Carmelo Motta, potrebbe risolvere il problema degli orsi pur non schierandosi completamente contro l’abbattimento dell’orsa Jj4 colpevole di aver attaccato fatalmente il runner Andrea Papi e in passato altri due escursionisti.

La proposta del Wwf al Veneto di trasferire alcuni orsi sulle sue montagne

Il ragionamento del Wwf è quello che le aree popolate fino ad un secolo fa dagli orsi, prima del loro annientamento, possono di nuovo ospitare i plantigradi. Quindi di trasferire alcuni orsi sui monti della Lessinia, nel Bellunese e sull’Altopiano di Asiago. Un posizione sorretta anche dalla sottoscrizione da parte del Veneto del Pacobace, ovvero il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali.

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La levata di scudi dei sindaci dell'Altopiano di Asiago

Appena la notizia si è diffusa, sull’Altopiano c’è stata una decisa levata di scudi respingendo ogni possibilità di accoglienza. «Prima di fare certi discorsi, si dovrà quindi prima confrontarsi con la popolazione - precisa il vice presidente dell’Unione montana Diego Rigoni -. In più credo che l’Altopiano abbia già abbastanza problemi con il lupo».

Pensava fosse uno scherzo inizialmente, il sindaco asiaghese Roberto Rigoni Stern che commenta: «Sarebbe bello sotto il profilo dell’immagine turistica presentare un territorio così incontaminato da poter sostenere orsi, lupi, selvaggina. Stiamo ora combattendo una lotta per contenere le incursioni dei lupi. Condivido la posizione del presidente Maurizio Fugatti, se c’è qualcuno tra i benefattori dell’orso si faccia avanti, senza però giocare con le esistenze di altri perché gli orsi, per quanto affascinanti, non sono quelli delle favole».

Già ai tempi dell’orso Dino l'Altopiano era stato costretto ad un’intensa campagna di informazione per tranquillizzare i turisti sulla sua presenza.

E una posizione più dura la prende il sindaco di Gallio, Emanuele Munari, che da sindaco e da presidente della Spettabile Reggenza si è trovato ad trattare, spesso scontrandosi con enti superiori, l’arrivo sull’Altopiano dei grandi carnivori.

Trasferimento orsi, contrario il vice presidente del Consiglio del Veneto

Assolutamente contrario il vice presidente del consiglio veneto Nicola Finco (Lega-LV) che dichiara: «Il problema è reale, non è più ipotetico. La convivenza tra grandi carnivori e persone, nei territori altamente antropomorfizzati, è di difficile attuazione. Le soluzioni, quindi, devono essere concrete perché i dati sulle aggressioni dei grandi carnivori parlano chiaro; nel 2021 sono morti 605 capi di bestiame, 175 sono stati feriti e 209 dispersi mentre nel 2022 i capi morti sono stati 611, i feriti 116 e i dispersi 96. Sono numeri che impongono risposte drastiche e immediate che non sono gli esercizi di stile come quello di introdurre gli orsi nel Veneto che avrebbe come unico esito quello di aumentare i disagi e le aggressioni sia alle persone che agli animali».

Trappole già pronte per due orsi

Due gli orsi, ad una settimana dal ritrovamento del corpo di Andrea Papi nei boschi del monte Peller, a cui si stava dando la caccia in Trentino in questi giorno. Il primo è appunto l'esemplare femmina Jj4, responsabile dell'aggressione al runner di 26 anni, identificato grazie alle analisi di laboratorio disposte dalla Procura di Trento. Il secondo è Mj5, un orso di 18 anni per cui la Provincia di Trento ha chiesto l'abbattimento per l'attacco ai danni di un escursionista in valle di Rabbi, avvenuto lo scorso 5 marzo.

Rimane aperta la questione riguardante un terzo esemplare, M62, per cui è stata inviata richiesta di prelievo in quanto troppo confidente nei confronti dell'uomo. L'orso, che non ha mai aggredito nessuno ma è responsabile di diversi danneggiamenti, sta tenendo impegnata una squadra di operatori specializzati del Corpo forestale trentino in una complessa operazione di dissuasione.

Il padre del runner ucciso: «Noi vogliamo giustizia»

«Noi vogliamo giustizia da parte di chi non è riuscito a creare il giusto equilibrio quando è stato il momento». Così, Carlo Papi, il padre del runner di 26 anni ucciso da un orso in Trentino, in un’intervista su Rai1. L’intervento segue la decisione del Tar di Trento di sospendere l’ordinanza di abbattimento dell’esemplare Jj4.
«Questo sistema non ha funzionato, purtroppo. Quanto fatto con il Life Ursus è sfuggito di mano; tante cose non sono state raccontate dalla gente perchè ha paura», ha aggiunto la madre, Franca Ghirardini, che ha raccontato come il figlio uscisse solitamente con il cane per correre nei boschi.

Nel corso della trasmissione sono intervenuti anche i legali della famiglia, Maura Cravotto e Marcello Paiar, per evidenziare come non vi siano al momento ricostruzioni ufficiali sull’aggressione al runner.

 

Gerardo Rigoni / Luisa Dissegna

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