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Lutto nel Bassanese

Morto Natalino Andolfatto, l'artista che conquistò Parigi

di Lorenzo Parolin
Lo scultore bassanese si è spento nella sua casa-atelier al Motton. Avrebbe compiuto 90 anni a Natale. Molto amato in Francia.

Radici e abitazione a Bassano, cuore a Parigi e una vita trascorsa come un'avventura, Natalino Andolfatto avrebbe compiuto 90 anni il giorno di Natale. È scomparso ieri nella sua casa-atelier al Motton, non lontano da Pove dov'era nato nel 1933.

Premio Cultura nel 2014, apparteneva a quella generazione di artisti e intellettuali che aveva animato Bassano in particolare negli anni Sessanta. I funerali domani alle 10 a Pove, suo paese natale.

Chi era l'artista Natalino Andolfatto

Avvicinatosi fin da bimbo alla scultura, aveva iniziato come scalpellino nel paese natale e a Bassano, e la sua parabola artistica sarebbe potuta finire lì, se, non ancora diciottenne, non si fosse trasferito a Parigi all'inizio degli anni '50. «A Parigi devo tutte le mie fortune», amava ripetere, perché dopo gli inizi da studente-lavoratore con una serie di corsi serali era stato ammesso alla Scuola nazionale superiore di Belle arti laureandosi nel 1960.

Il resto lo avevano fatto il talento e la capacità di intercettare i linguaggi dell'avanguardia. Introdotto nei salotti intellettuali della capitale francese, aveva iniziato a lavorare nello studio dello scultore di origine russa Ossip Zadkine. Lì, aveva maturato lo stile che lo avrebbe reso celebre, fatto di linee essenziali, forme geometriche e luce portata a riflettersi sulla superficie della pietra.

Lo scultore Andolfatto e la vita da artista a Parigi 

Erano gli anni nei quali la futura Unione Europea muoveva i primissimi passi e nei quali Internet e le videochiamate erano solo nella fantasia di qualche autore di fantascienza, ma nonostante le difficoltà Andolfatto riusciva, dalla Francia, a mantenere i legami con il Bassanese. «Abitavo perlopiù a Parigi - ricordava - e lì facevo vita da artista, tra atelier, ricerca dell'ispirazione e le giornate trascorse a scolpire. Periodicamente, però, tornavo a casa e mi trattenevo a Pove anche per alcuni mesi, fino a quando non tornavo a sentire fortissimo il desiderio delle atmosfere parigine».

Nel frattempo "Andolfatò" com'era conosciuto in Francia, era divenuto oltralpe un nome di primo piano e con la notorietà erano arrivate le prime esposizioni: al Salon de la jeune sculpture nel '60, '61 e '62, poi al Museo d'arte moderna e alla Biennale di Parigi.

Ancora, alla galleria Lucien Durand, con tre personali prima del 1970 e la soddisfazione (era il 1968) di veder una delle proprie opere acquistate dal museo d'arte moderna. Nel decennio successivo, quando Andolfatto era un artista avviato alla maturità, Vicenza gli avrebbe dedicato una personale in Basilica Palladiana, poi sarebbe stata la volta di Venezia e nel 2001, durante il mandato a sindaco di Gianpaolo Bizzotto, sarebbe stata Bassano a celebrare il talento di questo suo figlio con un'ampia esposizione antologica organizzata nel chiostro del museo civico.

Nel frattempo, a Bassano, Andolfatto era anche ritornato per abitare, continuando però a mantenere forte il legame emotivo con la Francia. «Devo tornare a Parigi» era la sua frase più ricorrente, alternata ai ricordi delle giornate trascorse in gioventù tra la Senna e Montmartre.

Il Premio Cultura a Bassano

Nel 2014, dopo la serie di candidature già citate, era arrivato anche il premio Cultura che Andolfatto, ormai ottantenne, aveva accolto, visibilmente commosso, con un «Grazie» e poche altre parole di saluto, preferendo che per lui parlassero le opere. Opere come la "Scultura per fontana" che dalla metà degli anni '90 impreziosisce piazzale Cadorna, o come "Luogo d'incontro" e ""Finestra sul mondo", entrambe nel paese natale, Pove, la prima in piazza degli Scalpellini, la seconda in via Europa.

Negli ultimi anni, assistito dalla moglie Mirella, Andolfatto si era ritirato tra l'atelier realizzato in casa e il giardino, dal quale osservava l'altopiano di Asiago e sognava Parigi. La sua salute via via era declinata, non l'amore per la sua arte che, da ragazzo apprendista scalpellino era arrivato a Parigi formandosi come artista.

E, a conclusione di una vita degna di un romanzo, ha chiuso tra le sculture la propria esistenza.

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