<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'inchiesta

Morte di Michele Merlo, ennesimo duello sulla diagnosi

L’udienza davanti al gip che ora dovrà decidere se accogliere l’istanza di archiviazione o mandare a giudizio il medico di famiglia

Un altro scontro tra i legali che rappresentano i familiari di Michele Merlo (il giovane cantante deceduto nel giugno di tre anni fa a causa di una leucemia fulminante) e quelli del medico di famiglia, Vitaliano Pantaleo - di Rosà - indagato per omicidio colposo - accusato di non avere prescritto gli esami necessari per diagnosticare la malattia che aveva colpito Merlo, morto poi all’ospedale di Bologna. È quello che si è ripetuto ieri mattina (mercoledì 28 febbraio), davanti al giudice per le indagini preliminari, Nicolò Gianesini, che ora, dopo avere nuovamente ascoltato le posizioni delle due parti in causa e quella della procura, che col pubblico ministero Jacopo Augusto Corno chiede l’archiviazione dell’inchiesta: dovrà ora decidere se accogliere l’istanza della procura - a cui si accoda l’avvocato Andrea Biasia, legale difensore di Pantaleo - oppure disporre l’imputazione coatta del medico rosatese così come invece anche ieri sono tornati a invocare gli avvocati Marco Dal Ben ed Elisa Baldaccini. 

Leggi anche
Michele Merlo, il padre del cantante: «Stimiamo quel medico ma vogliamo giustizia»

I legali dei familiari di Michele Merlo

Secondo i legali della famiglia Merlo, Michele avrebbe potuto salvarsi se il medico di famiglia - invece di pensare che l’esteso ematoma alla gamba fosse il prodotto di uno strappo muscolare - si fosse posto il dubbio clinico che il versamento potesse essere stato causato da un altro fattore. Gli avvocati Dal Ben e Baldaccini non sostengono che Pantaleo avesse dovuto diagnosticare la leucemia che poi portò alla morte Michele, ma che almeno avrebbe dovuto porsi il problema di investigare la presenza di quel grosso ematoma. 

Leggi anche
Michele Merlo, la superperizia: «Con una giusta diagnosi poteva essere salvato»

La difesa del medico di famiglia

Diametralmente opposta invece la tesi della difesa del professionista di Rosà secondo cui sarebbe stato impossibile diagnosticare le cause del versamento. Tra famiglia e difesa del medico c’è la procura che ribadisce la sua linea ovvero la richiesta di archiviazione del caso poiché non è certo che il cantante, anche con una diagnosi tempestiva, si sarebbe potuto salvare.

Ora l’ultima parola sulla vicenda spetterà al giudice per le indagini preliminari che ieri, al termine dell’udienza, è andato in camera di consiglio riservandosi sulla decisione. E aprendo così a due prospettive: accogliere l’istanza della procura (e di conseguenza della difesa) oppure disporre l’imputazione coatta di Pantaleo.

Matteo Bernardini

Suggerimenti