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nel vicentino

Meningite, il giocatore di basket 17enne è in fin di vita. Profilassi per oltre duecento persone

Speranze ridotte al lumicino per il giovane di Tezze sul Brenta. Ieri la visita dietro un vetro dei compagni di classe e del sindaco

Caso di meningite di tipo B nel Vicentino: le speranze per il giovane di 17 anni colpito dal batterio purtroppo sono ridotte al lumicino. Il ragazzo resta ricoverato nel reparto di rianimazione in prognosi riservatissima, le sue condizioni sono disperate. Nel frattempo prosegue l’attività del dipartimento di prevenzione dell’Ulss 7 per completare il rintraccio dei contatti stretti dello studente nei giorni precedenti il ricovero: più di duecento persone, tra i compagni di scuola e del basket (il ragazzo milita nelle formazioni giovanili di Mba Bassano e nel Riese Pio X) così come i docenti e, ovviamente, i familiari.

Profilassi per oltre 200 persone

Tutti sono stati sottoposti alla profilassi antibiotica per bloccare gli effetti di un possibile contagio. Ieri 190 persone, oltre alle 75 di domenica. Tra gli amici del basket sottoposti a profilassi anche 22 sportivi di Riese, allertati dall’Ulss 2 Trevigiana, su indicazione dell’Ulss 7. 
I tecnici del dipartimento di prevenzione sono ancora al lavoro per identificare e contattare altri amici del giovane, che in due diverse serate della scorsa settimana erano con lui a due feste private, organizzate a Tezze e a Marostica. Anche se la direzione dell’Ulss 7 invita a mantenere la calma, nelle scorse ore sono state decine e decine le telefonate di genitori preoccupati per la sorte dei loro figli arrivate al centralino dell’ospedale San Bassiano. La meningite da meningococco di tipo B, purtroppo, può avere anche conseguenze letali, se non diagnosticata nell’arco di 24-48 ore.

La visita dei compagni di classe

Profondamente colpiti dalla notizia gli amici del giovane di Tezze: nel pomeriggio di ieri i compagni di classe del diciassettenne, che frequenta un liceo cittadino, sono arrivati al San Bassiano insieme al sindaco Luigi Pellanda, pregando i medici di poter vedere l’amico. 
Il personale sanitario dell’ospedale, in accordo con la famiglia, ha acconsentito, così gli amici sono potuti salire al piano dove si trova il reparto di rianimazione, e far sentire la loro vicinanza all’amico, anche se attraverso il vetro che separa la stanza della terapia intensiva dal resto del reparto. Tutti sperano nel miracolo, e anche se le probabilità di salvezza sono ormai flebili nessuno degli amici vuole arrendersi all’ipotesi di un esito infausto.

La febbre, la corsa in ospedale e la diagnosi

Il giovane ha iniziato a presentare i primi sintomi dell’infezione sabato mattina, con vomito e febbre. I genitori hanno deciso di abbassare la febbre con un anti-infiammatorio di uso comune, che all’inizio ha dato qualche effetto, ma poco dopo la febbre si è ripresentata con un quadro che è andato via via peggiorando, fino alla sera quando i famigliari hanno deciso di raggiungere l’ospedale San Bassiano. 
In brevissimo tempo i medici hanno diagnosticato la meningite di tipo B ma a quel punto il quadro clinico era già disperato ed è stato disposto il ricovero in rianimazione.
Sia i famigliari che i medici non avrebbero potuto fare di più per soccorrere il ragazzo. I genitori non hanno mai lasciato il capezzale del figlio. 

Il direttore sanitario: «Situazione drammatica»

«La situazione è drammatica. Si sta facendo il massimo. Purtroppo in questo caso la malattia si è dimostrata davvero molto aggressiva nella sua evoluzione - ha precisato il direttore sanitario, Antonio Di Caprio -. Il personale medico ha fatto sin dall’inizio tutto il possibile per invertire il decorso o o quantomeno stabilizzare il quadro clinico, ma le condizioni del giovane restano disperate. Abbiamo già avuto casi di meningite di tipo B, che seppur rari, ciononostante si verificano e spesso ci danno il tempo per intervenire salvando così la vita dei pazienti». 

Francesca Cavedagna

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