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Bassano

Il cappello alpino rubato dalla tomba del figlio. «Perché a Matteo?»

di Carlo Barbieri
Campagnolo morì in un incidente nel 2013. Il furto tre anni dopo. «Era del suo migliore amico. Ora sono iscritta all’Ana»

Un gesto inqualificabile, un furto senza motivo perché l’oggetto sottratto aveva solo, si fa per dire, un grande valore effettivo, nulla più. Il cappello da alpino rubato il 15 agosto di otto anni fa dalla tomba di Matteo Campagnolo, morto a 31 anni in un incidente stradale e sepolto nel cimitero di Pradipaldo, non è più stato ritrovato. 

Matteo morì la mattina del 15 dicembre 2013

Matteo morì la mattina del 15 dicembre del 2013 mentre percorreva con la sua Alfa 147 la strada fra Valle S. Floriano e Marostica, in via Solarola. Lavorava in proprio nel settore delle manutenzioni stradali. Abitava da poco a Curtarolo con la compagna ma era molto legato alla sua frazione dove tornava appena poteva. La mamma di Matteo. Norma Brunello, titolare da sempre della trattoria “Al Sole” di Pradipaldo, per anni ha atteso invano che qualcuno lo ritrovasse o che il responsabile del furto, pentitosi di quanto fatto, lo riconsegnasse. «Un gesto che non ha spiegazioni, solo una mente malata può fare una cosa simile» dice ora Norma, sempre affaccendata nel suo locale lungo la provinciale della Fratellanza fra la pianura e l’Altopiano.

La lunga ricerca del cappello rubato

«Gli alpini lo cercarono a lungo racconta la donna -, sperando di trovarlo, magari fra gli alberi, poco lontano dal cimitero di Pradipaldo. Inutilmente». 
Quello sottratto, non era il cappello di Matteo. Ai funerali del giovane, nella chiesa di Pradipaldo nel dicembre del 2013, c’era una grande folla. Naturalmente erano presenti gli alpini del gruppo Ana di cui Matteo faceva parte dal 2002, quando aveva terminato il servizio militare. Qualche settimana più tardi, in occasione del tesseramento, alcuni alpini andarono a fare visita alla sua tomba.

Il cappello lasciato sulla tomba, un gesto di amicizia

Fra loro anche Loris Toniazzo, di Valle San Floriano, il migliore amico di Matteo, con il quale aveva condiviso gli anni dell’infanzia e della giovinezza. Loris decise di lasciare il suo cappello sulla tomba affinché vegliasse l’amico. 
«È stato il mio modo per dirgli che sarei rimasto sempre al suo fianco - spiegò Loris subito dopo il furto - Matteo era un amico speciale, tutti gli volevano bene». 
«Avevo custodito quel cappello come un gioiello» racconta la mamma Norma. Il presidente del gruppo Ana di allora, Daniele Fantin, fece affiggere all’ingresso del cimitero un cartello invitando l’autore a restituire il cappello. Niente. Con il cappello erano spariti anche un orsetto e una moneta, il dono di due bambini del paese per Matteo. 
«Aveva svolto il servizio militare a Merano - ricorda la mamma - Per la sua prestanza fisica aveva partecipato a una sfilata delle penne nere a Cortina. Era molto legato all’Ana. Da quando lui non c’è più, lo sono anch’io. Ogni anno, in occasione del pellegrinaggio nazionale sull’Ortigara in ricordo dei Caduti della grande guerra vado anch’io lassù e per due giorni lavoro al Rifugio Cecchin. Per questo mi hanno iscritta al gruppo Ana di Pradipaldo. A ricordare mio figlio Matteo nella frazione ogni anno si svolge un memorial di tiro al piattello mentre sull’Ortigara, fra le pietre di un caminetto, ce n’è ove è stato scolpito il suo nome». 

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