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La testimonianza

«Così sono arrivato a Cassola dopo la fuga dall'Ucraina con moglie e figli in furgone»

Con la moglie ucraina e i due figli di lei, di 13 e 12 anni, è arrivato da Kiev al confine tra l'Ucraina e la Polonia poche ore dopo che le sirene avevano lanciato il segnale di guerra con la Russia. Il pullman sul quale la famiglia aveva prenotato il viaggio da Leopoli all’Occidente non è più partito ma un passaggio di fortuna è stato offerto dal conducente di un furgoncino. Stravolti, tutti hanno poi viaggiato in treno fino a Varsavia, per raggiungere Berlino, Monaco e l’Italia con ancora il terrore negli occhi. Ora sono a San Zenone degli Ezzelini, dove Raffaele Cinel, 54 anni, ha la residenza dopo aver abitato per quasi 50 anni a Cassola. 

 

L'imprenditore Raffale Cinel, 54 anni, insieme alla moglie Tetiana
L'imprenditore Raffale Cinel, 54 anni, insieme alla moglie Tetiana

 

Ex assicuratore, Cinel si era trasferito a Kiev due anni fa. «Ho aperto una ditta di import-export di materiali primari, dal legno, al gas, al petrolio, agli alimentari - racconta -. Operavo anche con la Cina e Dubai. L’anno scorso ho conosciuto la mia futura moglie, Tetiana Hutsovl, ingegnere biomedico». «Tutto è andato bene fino alla fine di dicembre - prosegue -, quando si è saputo che la Russia avrebbe inviato l’esercito ai confini dell’Ucraina. Pensavo a una sparata, ma dopo l’Epifania Stati Uniti, Francia e Germania hanno cominciato a raccomandare ai connazionali di lasciare, tramite le rispettive ambasciate, il paese».
«Mi sono sposato con Tetiana il 20 gennaio e mi sono rivolto all’ambasciata italiana a Kiev chiedendo che venissero espletate le pratiche burocratiche, compresa la traduzione in italiano dei passaporti. Solo così sarei potuto partire. Il funzionario al quale facevo riferimento mi ha detto che ero allarmista, che avvisaglie di guerra non ce n’erano. Addirittura in un’occasione si è sentito offeso e ha chiamato i carabinieri. Eppure in città si parlava apertamente di guerra alle porte».

«In Ucraina, nei bunker, ci sono ancora centinaia di italiani che vivono lì. Le autorità ucraine mi avevano anche proposto di arruolarmi, ma sono contrario alla guerra - riprende Cinel - . Non avendo trovato risposte in ambasciata mi sono rivolto a un notaio ucraino che ha espletato le pratiche. Il 23 febbraio siamo partiti in treno per Leopoli. Da lì dovevamo continuare con un pullman fino a Venezia. Ma proprio il giorno della partenza ecco le sirene che annunciavano la guerra e l’inizio dei bombardamenti. Si avvertivano i primi scoppi in lontananza. Il bus non è più partito. Mia moglie è riuscita a convincere il conducente di un furgoncino che ci ha portato, con altre due persone, al confine con la Polonia. Eravamo terrorizzati. Temevo che il veicolo potesse essere oggetto di colpi d’arma da fuoco. Siamo arrivati in Polonia, a Prezemysl Glown, e da lì in treno abbiamo raggiunto dapprima Varsavia, la Germania e infine l’Italia. In Ucraina stavamo bene. Spero che questa gravissima situazione si risolva perché desidero rientrare a Kiev con la famiglia. I bambini piangono, vorrebbero tornare. Adesso sono senza lavoro». 

Lucio Zonta

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