Diciassette uomini che vivono in due appartamenti con tre bagni. È questa la situazione dei richiedenti asilo di via Monte Sabotino, in quartiere San Vito. Una situazione annosa, che da tempo il comitato di quartiere evidenzia, chiedendo a gran voce che venga praticata quell’accoglienza diffusa in vigore in altre zone della città, dove i profughi sono distribuiti in gruppetti in diversi appartamenti e in diverse zone. Se n’è parlato nell’ultima assemblea di quartiere, l’altra sera, e se n’è discusso soprattutto ieri mattina, in un vertice tra l’Amministrazione e la cooperativa Con Te di Quinto Vicentino, che gestisce i profughi. Presenti per la prima il sindaco Elena Pavan e gli assessori alla sicurezza Tamara Bizzotto e al sociale Mavì Zanata, per la seconda la presidente Anna Zannoni. Non è mancato il presidente del comitato di San Vito, Ezio Calmonte, che aveva chiesto di essere presente all'incontro. Diverse le richieste avanzate dall’Amministrazione Pavan: alla principale, e cioè a quella di puntare sull’accoglienza diffusa, la risposta è stata no. «La cooperativa ha ottenuto il via libera per ospitare tutte quelle persone in quella palazzina - afferma l’assessore Bizzotto - per cui economicamente non le conviene sistemare quei ragazzi in più appartamenti, perché i costi dell’affitto lieviterebbero». Qualcosa, però, l’Amministrazione ha portato a casa. Innanzitutto ha ottenuto di essere tenuta costantemente al corrente degli arrivi e delle partenze da quell’abitazione. Un modo per scongiurare anche il ripetersi di episodi come quello di poche settimane fa, dove nella casa erano andati a dormire anche tre nigeriani con precedenti nel traffico di stupefacenti. A denunciarli erano stati gli stessi residenti della palazzina. «Va loro dato il merito per questo gesto di coraggio - afferma Bizzotto - Ora, comunque, la cooperativa ci ha garantito che ci avviserà se dovessero esserci variazioni nelle presenze. A dire il vero capita raramente, ma è importante per noi saperlo». Allo stesso tempo, la cooperativa ha assicurato che potenzierà la presenza dei suoi operatori nella casa, in modo che i profughi non siano più seguiti soltanto dalle 9 alle 17, come capita adesso: prossimamente garantirà una copertura con un operatore 7 giorni su 7, dalle 6 alle 22. Con l’operatore, i giovani africani seguono corsi di lingua italiana e di economia domestica. «Resta il fatto che questa situazione non ci sta ancora bene - chiude l’assessore alla sicurezza - perché puntiamo all’accoglienza diffusa». Questo anche per cercare di limitare uno dei problemi segnalati da tempo dal comitato di quartiere, e cioè il continuo arrivo di mezzi per lo spurgo dei pozzi neri. • © RIPRODUZIONE RISERVATA