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Ovest Vicentino

Teme di finire in carcere e si toglie la vita a 45 anni

Un artigiano, sottoposto al braccialetto elettronico per stalking e violenza alla ex, si è suicidato nel bosco

Il timore di finire in carcere lo ha sconvolto a tal punto da togliersi la vita. È il dramma avvenuto nei giorni scorsi a Roncà, nel Veronese, dove è stato trovato il corpo senza vita di un artigiano vicentino di 45 anni che da qualche giorno aveva ricevuto la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla sua ex ed era stato sottoposto al braccialetto elettronico. 

Era indagato per stalking, violenza sessuale e altro ai danni della ex convivente

Era indagato per stalking, violenza sessuale, violazione di domicilio e danneggiamento a carico della ex convivente, che lo aveva lasciato nei mesi scorsi. Accuse pesantissime di fronte alle quali si riteneva innocente sostenendo che avrebbe avuto modo di difendersi e di dimostrarlo agli inquirenti. L’artigiano, che lo scorso anno si era visto archiviare un’indagine a suo carico dopo le denunce strumentali di un vicino (una vicenda che lo aveva assai amareggiato), aveva in passato intrecciato una relazione sentimentale con una coetanea, con la quale era andato a vivere nell’Ovest della provincia berica. Nel novembre scorso, dopo la fine della storia d’amore, lei lo aveva denunciato per atti persecutori e anche per una presunta violenza sessuale avvenuta nel mese di marzo. 

Scattata la procedura per il codice rosso

Sulla scorta della querela, era scattata la procedura per il codice rosso e nei giorni scorsi i carabinieri avevano notificato al vicentino l’ordinanza, firmata dal giudice Crea, con il braccialetto elettronico e il divieto di contattare la ex. Per l’artigiano l’inizio di un dramma: fra l’altro, la circostanza di dover stare lontano dai luoghi frequentati dalla parte offesa gli creava non poche difficoltà logistiche nell’ambito lavorativo. Ma il giudice aveva ritenuto la misura necessaria per tutelare la presunta vittima.
Quando era stato interrogato, il vicentino era talmente scosso da preferire di non parlare, almeno in quel momento.

L'uomo negava le accuse e diceva di avere le prove

Ai suoi legali, gli avv. Alessandra Bocchi e Andrea Cornolò, aveva detto di non aver mai violentato la sua ex, e di essere in possesso di centinaia di messaggini che lo dimostravano: dopo il supposto stupro, i due erano andati in vacanza insieme e avevano proseguito la convivenza a suo dire serena. Per questo i difensori gli avevano suggerito di salvare i whatsapp, per far valere le sue ragioni.

Il terrore di aver compromesso la propria difesa

Quella notte l’artigiano, nel tentativo di salvare le conversazioni, avrebbe fatto partire una telefonata nei confronti della donna. Lei non aveva risposto ma la circostanza lo aveva mandato in tilt. Fin dalle prime ore del mattino, infatti, aveva contattato i suoi difensori spiegando che temeva (avendo violato il divieto) di finire in carcere. Era stato ampiamente rassicurato (avrebbe potuto giustificare quella chiamata informando subito i carabinieri), ma poche ore dopo è sparito nel nulla. L’indomani avrebbe dovuto presentarsi nello studio dell’avv. Bocchi per firmare il mandato per ricorrere al Riesame; ma non si è fatto vedere né ha mai risposto al telefono. Il fratello, preoccupato, ha presentato denuncia di scomparsa ai carabinieri. Il corpo è stato trovato qualche giorno dopo: l’artigiano si è tolto la vita in un bosco isolato di Roncà, per il dolore dei famigliari e dei tanti amici del vicentino.
«Siamo sconvolti, e quanto mai dispiaciuti per non avere compreso il dramma personale che stava vivendo», hanno detto gli avv. Bocchi e Cornolò. «Non avremmo mai immaginato quello che poi è successo».

 

Diego Neri

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