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Montebello

Montebello, il bacino-bis proteggerà 3 province dalle piene

Accoglierà le acque del Chiampo a favore dell’area di S. Bonifacio, del Vicentino e anche della Bassa Padovana

«Siamo partiti da una tragedia: l’alluvione del 2010. E se ci abbiamo messo 14 anni per arrivare qui è perché non c’era un euro e i soldi li abbiamo dovuti trovare strada facendo». Luca Zaia ce l’ha talmente impressa, quella prima catastrofe d’acqua che dovette affrontare da presidente della Regione a sette mesi dalla sua elezione, che ogni volta ricorda quei 235 Comuni coinvolti e le 10.040 pratiche di cittadini e imprese sott’acqua.

I soldi affidati ai sindaci per interventi rapidi

Da lì, come commissario, introdusse sia il “modello Zaia” di affidare subito “a occhi chiusi” il 70% dei soldi in autonomia ai singoli sindaci perché velocizzassero la consegna degli indennizzi alle persone danneggiati, sia quel famoso “piano D’Alpaos” da quasi 3 miliardi di euro (figlio del piano post-alluvione del 1966), preparato anche con l’assessore Gianpaolo Bottacin, che indicava tutte le opere necessarie.

Tra i due corsi d’acqua e i bacini di laminazione

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Da allora sono arrivati tanti bacini: Caldogno, Soave, Montecchia di Crosara, Trissino e Tezze di Arzignano, Riese Pio X, Vicenza viale Diaz, Costabissara, Fontanelle. E i risultati si vedono: «Dopo il 2010 abbiamo avuto episodi in cui è piovuto anche di più, ma grazie ai bacini realizzati i danni sono stati contenuti», sottolinea Bottacin. Altri sono in arrivo. E tra questi ce n’era uno che ha il vantaggio di dare una mano a tre province in un colpo solo: Verona con il nodo idraulico di san Bonifacio, Vicenza e anche la Bassa Padovana. È il cosiddetto “raddoppio” da 55 milioni del grande bacino di Montebello, in modo che oltre alle acque dell’Agno-Guà possa derivare anche le piene del torrente Chiampo.

La gara di appalto lanciata nel 2022

La gara d’appalto è stata lanciata già nel 2022, e il cantiere ora è stato aperto dalle imprese guidate dalla padovana Vittadello. E ieri Luca Zaia ha così potuto dare il primo simbolico colpo di scavo di ruspa sui terreni che si trovano tra il Guà e il Chiampo: 17 ettari che si aggiungono ai 137 ettari del bacino già esistente dal 1928 e che ha salvato il Vicentino già 130 volte in 100 anni. «Fu una grande innovazione perché si capì che non bastava alzare argini. Allora - sottolinea acutamente Zaia - c’era quasi un regime di schiavitù che obbligò i braccianti agricoli a lavorare: non era certo meglio di oggi. Ma già in un’alluvione di primavera del 1928 il modello del bacino dimostrò tutta la sua efficacia. Passiamo da 6 a 9 milioni di metri cubi invasabili: è tutta acqua che non allagherà scantinati e attività umane». Questo è un primo stralcio da 33 milioni che verrà realizzato in due anni e Zaia “avvisa le imprese” sorridendo: «I soldi sono quelli, niente sorprese o riserve: l’opera la facciamo con queste risorse. E ringraziamo anche i proprietari dei terreni espropriati per i disagi che dovranno sopportare».

Un aiuto anche ai “vicini”

E se il sindaco Luca Albiero (Zermeghedo) ringrazia la Regione perché «è sul pezzo e protegge le aree a valle del nostro Comune», il sindaco di Montebello, Dino Magnabosco, sottolinea che purtroppo oggi il bacino già esistente non si può più svuotare velocemente a causa delle nuove costruzioni a valle per cui ogni volta resta un “lago” che finisce col far passare acque nei terreni fino ad allagare cantine e garage interrati. Ma anche qui Zaia e Bottacin assicurano che proprio la nuova opera e un parallelo intervento a Vighizzolo d’Este (Pd) risolveranno il problema “allagamenti da bacino”. Con i due bacini realizzati e separati solo da un diaframmna che permetterà pure di usarli in modo integrato, la nuova opera sarà in grado di portare via dalle piene fino a 20 metri cubi di acqua al secondo: in particolare 150 dal Guà (che però ha già a monte anche la doppia cassa di Trissino-Arzignano) e 120 dal Chiampo.
“Modello Veneto”
D’altra parte basta guardare dall’alto la situazione, grazie al video preparato dalla Regione, per capire che funzione essenziale ha la nuova opera: andando verso valle, a destra del Chiampo si estendono capannoni e costruzioni delle zone produttive di Zermeghedo e Montebello, e a sinistra tra vecchio e nuovo bacino ci sono le aree dove far sfogare le piene in modo da proteggere gli insediamenti. «E se il Governo volesse eleggere il Veneto come modello di questa nuova visione per cui è meglio spendere per prevenire piuttosto che dover poi tirare fuori risorse per gli indennizzi di chi è stato colpito dalle calamità - conclude il governatore Zaia, prima della benedizione di padre Alfio Merlo - vi dico che noi abbiamo opere idrauliche e bacini per un miliardo che attendono di essere realizzate».

Piero Erle

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