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Chiampo

Contanti triturati per errore: «La somma sfiora i 2 milioni». Aperte le indagini

Il sacco in cui sono stati conservati i coriandoli di banconote a Romano (CAVEDAGNA)
Il sacco in cui sono stati conservati i coriandoli di banconote a Romano (CAVEDAGNA)
Il sacco in cui sono stati conservati i coriandoli di banconote a Romano (CAVEDAGNA)
Il sacco in cui sono stati conservati i coriandoli di banconote a Romano (CAVEDAGNA)

L’ipotesi di un milione di euro potrebbe essere fin troppo ottimista: nella fotocopiatrice smaltita nelle scorse settimane all’ecocentro di Chiampo forse era stata stipata una somma di denaro molto più alta, con una stima provvisoria che potrebbe sfiorare i due milioni. Considerato il volume dei resti ottenuti dalla triturazione del macchinario composto da tre cassetti per la stiva della carta da stampare, dove con tutta probabilità era stato nascosto il tesoro, fatto di banconote di grosso taglio, quindi con pezzi da 500, 200 e 100 euro che, nella prima fase dello smaltimento avvenuto in una ditta specializzata di Romano d’Ezzelino, hanno ricoperto un rullo trasportatore lungo diversi metri, di coriandoli bianchi, gialli e viola, non è possibile escludere che la somma andata distrutta sia ancora più imponente. 

Per ora, l’unica certezza è proprio quella che il tesoro sia stato totalmente e inconsapevolmente, triturato dagli operai della Sea spa di Romano. Le prove, tutte custodite in via precauzionale nell’azienda di via Nardi, specializzata nel recupero di rifiuti e nella riconversione delle materie prime, sono conservate in un grosso sacco bianco che contiene i resti della lavorazione, con tracce evidenti del denaro sminuzzato, e in tre brandelli di banconote da 100 euro, gli unici ad essere rimasti impigliati in un filtro della filiera. Accorgersi che nella fotocopiatrice era contenuto del denaro per i dipendenti sarebbe stato impossibile, perché proprio le fasi di smistamento e lavorazione delle stampanti, prevedono solo la verifica della presenza di toner, che si attua dall’esterno. 

Tutti i punti interrogativi quindi convergono su Chiampo, e su quel pensionato di 70 anni, che tra la fine di giugno e l’inizio di luglio avrebbe personalmente smaltito la “preziosissima” stampante nell’ecocentro di via Castiglione, gestito dalla società “Agno Chiampo Ambiente”, ma subappaltato alla cooperativa vicentina “Insieme”. Nella struttura si entra solo con una tessera nominale, i dipendenti della coop verificano che tutto il materiale da conferire sia conforme al regolamento. Solo a quel punto è possibile scaricarlo. La stampante lo era, ma di stampanti in quell’ecocentro ne verrebbero smaltite pochissime: «Al massimo una a settimana», raccontano i ben informati. Del cittadino proprietario della “cassaforte” travestita da banale mezzo di copia, quindi, deve per forza esserci traccia. 

Il Comune sarebbe ancora alla ricerca del nome del pensionato che, non appena si è reso conto di aver gettato via un tale tesoro, si è fiondato in municipio: «Devo tornare in possesso di una fotocopiatrice che ho portato in ecocentro - ha spiegato ai tecnici comunali - dentro quel macchinario c’era un testamento e anche la mia pensione, non prendo tanto ma per me sono tanti soldi da buttare via così». L’identità del settantenne è ancora sconosciuta, ma la notizia del tesoro andato distrutto ha fatto il giro d’Italia. I punti interrogativi aperti sono tanti: chi è il proprietario? E, scartata l’ipotesi della pensione, da dove veniva tutto quel denaro? Non è escluso che per trovare risposte intervengano anche le forze dell’ordine. 

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Francesca Cavedagna

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