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TRISSINO

Chiude Bruno Dal Barco, l’ultimo calzolaio. «Ero un po’ “psicologo”»

L'artigiano ha 79 anni di cui 57 passati al lavoro «Le scarpe rappresentano la personalità di chi le indossa»
Bruno Dal Barco e la moglie Maria Visonà CARIOLATO
Bruno Dal Barco e la moglie Maria Visonà CARIOLATO
Bruno Dal Barco e la moglie Maria Visonà CARIOLATO
Bruno Dal Barco e la moglie Maria Visonà CARIOLATO

Dopo 57 anni di attività “Bruno, il calzolaio”, come lo chiamavano tutti in paese, chiude il laboratorio. Abbassate le serrande in via Dalle Ore, accanto all’ex municipio, oggi sede della Pro loco.
Il martello, che di solito usava per riparare le scarpe, questa volta è servito a Bruno Dal Barco, 79 anni, per inchiodare alla parete il cartello di cessata l’attività, con la raccomandazione ai ritardatari di venire a ritirare le scarpe in deposito e già riparate. 

«È giunta l’ora di andare in pensione - dice, e il tono di voce tradisce una grande commozione, mista a tristezza -. Mi dispiace perché il paese resterà senza un calzolaio. Molti clienti venivano dai paesi vicini, Castelgomberto, Trissino, Brogliano e Cornedo, dove da tempo non c’è più un’attività di calzolaio».

La moglie Maria al suo fianco

Vicino a lui, come sempre, c’è la moglie Maria Visonà, 74 anni, che lo ha accompagnato in tutti questi anni nell’attività che era diventata un punto di riferimento, anche con risvolti sociali legati all’incontro e alle quattro chiacchiere. 

«Ho frequentato la scuola di avviamento di Chiampo - ricorda Dal Barco -. Nel frattempo ho imparato l’arte con mio fratello Giovanni e suo figlio Graziano, specializzati in confezione di scarpe medievali per le rappresentazioni teatrali e folcloristiche. Quando ho aperto l’attività, il paese era ancorato nel centro storico, sul colle di San Nicolò, e nelle frazioni collinari: aveva un’economia prettamente agricola e, nel corso degli anni, sono stato testimone del cambiamento riuscendo a vivere da vicino l’espandersi del paese in pianura con successivo avviamento verso un’economia imprenditoriale».

La società è cambiata, anche le scarpe

E con i cambiamenti della società «è mutato profondamente anche il modello delle scarpe - racconta -. La gomma e la plastica hanno preso il sopravvento e le suole di “corame” sono state sostituite da quelle di “para”. Non esisteva di certo “l’usa e getta” odierno, ma si cercava di riparare le scarpe il più possibile, anche perché le possibilità economiche erano limitate per fare nuovi acquisti e, dunque, si cercava di mantenere ciò che si aveva facendo di tutto per mantenerlo in “vita”».

Ma le scarpe erano, e lo sono tuttora, simbolo di identità sociale

Oggi come allora, quando «era il tempo in cui l’eleganza di una donna era rappresentata dall’indossare scarpe con i tacchi a spillo». Ma l’attività di “Bruno il calzolaio” non si riduceva alla riparazione.

«Realizzavo anche scarpe su misura, personalizzate ed ortopediche, adattandole al piede che poteva avere problemi di deambulazione, arrivando a creare scarpe per la correzione della posizione del piede - aggiunge Dal Barco -. E molte persone arrivavano al mio laboratorio anche da fuori provincia. Non ritengo opportuno fare i loro nomi ma, oltre alla gente comune, ho avuto anche clienti facoltosi che, fidandosi del mio lavoro, si rivolgevano a me con fiducia».

Ma l’ultimo calzolaio di Trissino ci tiene a rimarcare, con nostalgia, un aspetto del suo lavoro. «Mi mancherà molto il dialogo con le persone. Mentre i clienti aspettavano di ritirare le scarpe riparate, si poteva scambiare quattro parole su tanti argomenti, quelli tipici che caratterizzano la vita di ciascuno di noi, il lavoro, la famiglia, i figli. Mi mancherà molto il dialogo, perché in tutti questi anni ho potuto constatare dal vivo i cambiamenti della società dalla mentalità delle persone, le nuove problematiche e le nuove esigenze che investono le famiglie».

Il segreto del successo

Mentre parla, la moglie Maria annuisce, tenendo in mano gelosamente due esemplari di scarpe, da bambino e da adulto, che il marito Bruno ha realizzato, identiche a quelle del film di Ermanno Olmi di “L’albero degli zoccoli”. Ed a chi gli chiede quale sia stato il segreto del suo successo, Bruno risponde senza esitazione: «La scarpa rappresenta la personalità di chi la indossa: per capire le persone e lo loro esigenze... bisogna essere anche un po’ “psicologi”».

Aristide Cariolato

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