<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Abusi sulle donne «Mancano i soldi per l’assistenza»

A Casa Sant’Angela vengono aiutate donne vittime di violenza.  ARCHIVIO
A Casa Sant’Angela vengono aiutate donne vittime di violenza. ARCHIVIO
A Casa Sant’Angela vengono aiutate donne vittime di violenza.  ARCHIVIO
A Casa Sant’Angela vengono aiutate donne vittime di violenza. ARCHIVIO

Una cinquantina di colloqui da gennaio fino alla fine di ottobre. Con 39 donne prese in carico: per il 77% si parla di maltrattamenti subiti dal partner. Sono i numeri dello sportello contro la violenza sulle donne di Arzignano riferiti al 2018. Servizio partito nella città del Grifo due anni fa, con sede in Casa Sant’Angela in via Cavour, e affidato all’associazione “Donna Chiama Donna”. Che però per il 2019 attende ancora certezze sui finanziamenti. Una preoccupazione non da poco per la presidente della Fondazione Casa Sant’Angela Susanna Magnabosco. «Nel 2017 ci siamo praticamente sostenuti da soli - spiega - e quest’anno tramite lo Sportello antiviolenza e il Comune di Vicenza, grazie alla Regione Veneto, abbiamo ricevuto 30 mila euro». Ma per il prossimo anno c’è incertezza sui fondi. «Per questo, quindi, lanciamo un appello: abbiamo bisogno di risposte - conferma Magnabosco -. I fondi a Venezia sono stati stanziati ma non sappiamo ancora se e cosa arriverà per le nostre attività. Lo sportello costa almeno 20 mila euro l’anno, perché il personale, ovvero psicologhe e operatrici, sono professioniste qualificate. E poi c’è il servizio legale, anche se per le utenti il primo contatto è gratuito». Lo sportello, che fa parte del Centro antiviolenze di Vicenza, è diventato un punto di riferimento per l’Ovest Vicentino. Le donne, per lo più tra i 30 e i 50 anni, arrivano da Arzignano, con 11 casi, ma anche da Montecchio e Gambellara, e ancora da Chiampo, Brendola, Lonigo, Montebello e Castelgomberto e un paio da fuori provincia. Sono soprattutto straniere (56.4%). E nel 61.5% dei casi sono donne con figli minori. La maggior parte delle violenze, fisiche e psicologiche, avviene tra le mura di casa: oltre al 77% di casi per maltrattamenti del partner, ci sono anche situazioni per le quali le donne si rivolgono allo sportello per conflitti sempre con il partner il 13%; per stalking 5% e per maltrattamenti subiti dai familiari per un altro 5%. Di certo c’è che tra i casi seguiti dal servizio di Casa Sant’Angela sono aumentate le denunce (arrivate al 43.6%) e nel 20.5% dei casi le donne hanno avuto accesso almeno una volta al pronto soccorso. In due situazioni è stato necessario attivare un intervento di protezione e accoglienza. «I casi continuano ad essere tanti ma è aumentata la gravità delle situazioni», conclude Susanna Magnabosco. «C’è un incremento delle denunce soprattutto da parte delle donne straniere - aggiunge Laura Zanichelli, vicepresidente di Donna Chiama Donna - che ora si rivolgono con maggiore frequenza al nostro servizio. E non per tutte le culture è stato facile fare questo passo. Significa che lo sportello inizia ad essere un vero riferimento, anche grazie alla buona collaborazione con le forze dell’ordine. Sono donne tra i 30 e i 50 anni soprattutto, dalla professionista alla casalinga. C’è qualche caso sporadico oltre i 60. Di solito si tratta del partner ma ci sono anche alcuni casi di mamme maltrattate da figli che hanno problemi di dipendenze. Sono violenze fisiche, psicologiche ma anche economiche. In molti casi le donne dipendono in tutto e per tutto dal compagno, non hanno nemmeno i soldi per fare la spesa e quindi non hanno alcuna autonomia. È il partner che guadagna e decide». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

Suggerimenti