C’è un pezzo di “storia” che ci riporta alla guerra, che continua a volare sul cielo di Montegalda. Niente di bellico beninteso, ma simbolico sì, una testimonianza che in realtà vuole ricordare quanto ogni guerra sia orribile.
Si tratta di un artigianale aeroplano a due eliche e senza motori, che si muove con la sola forza eolica, posto sulla sommità di un asta in un angolo di terrazzo all’ombra del campanile del paese. «Un giocattolo da giardino - come ormai non se ne vedono più -, che costruì mio padre Mario Sartori, detto “Palazzina”, subito dopo la seconda guerra mondiale, utilizzando pezzi originali, raccolti dopo un bombardamento», spiega oggi il figlio Antonio, ottantenne ex-falegname dalla fervida memoria popolare.
La storia del vecchio aereo
Qualcosa di più di un reperto bellico, è quell’apparecchio che tanto somiglia al “Pippo americano” che tra il ’43 e ’45 sorvolava e bombardava i cieli vicentini.
A raccontarcelo con la semplicità di un vecchio saggio è ancora Antonio che ci spiega come «le eliche dell’aereo segnavento sono quelle di una delle migliaia di bombe “farfalla” sganciate dai bombardieri alleati».
«Settant’anni fa - continua Antonio Sartori -, non era raro imbattersi in frammenti d’ordigno lasciati al suolo, così che molti contadini compreso mio padre, facevano incetta dei pezzi di metallo. Erano poi costretti a far brillare anche quelle bombe inesplose che minacciavano la sicurezza dei contadini locali. Tra i rottami, raccolse le due eliche che facevano parte del meccanismo d’innesco di una “bomba farfalla”, trasformando così un segno di morte in un oggetto di fantasia e memoria, che continua a volare ancora oggi». Da oltre settant’anni, quell’aeroplanino di legno e alluminio è lì, a indicare i venti, ma a ricordarci anche che dietro a quelle eliche ci sono purtroppo eventi tragici che non devono o non dovrebbero più ripetersi. Ricordi legati alla storia della nostra provincia e di Vicenza, che fu colpita tragicamente dalle bombe alleate.
Monito contro le guerre
«Purtroppo abbiamo imparato poco o nulla dagli errori del passato, visto le guerre che ancora vediamo e che continuano a mietere vittime innocenti», conclude Antonio. «Mi auguro di vedere volare anche dopo di me quell’aereo, ma solo quello, che c’è nella mia terrazza e che oggi sorvola il tappeto di fiori del giardino di mia moglie Maria», conclude Sartori.