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VILLAGA

Francesca Guarato: Patagonia in bicicletta, un'avventura da 1.200 km

«Ho dormito nei boschi, in tenda, e ad una fermata degli autobus». «Sognavo questo viaggio da anni. Il prossimo? Il giro dell'Australia»
Francesca Guarato ha percorso in bici 1.200 chilometri M.G.
Francesca Guarato ha percorso in bici 1.200 chilometri M.G.
Francesca Guarato ha percorso in bici 1.200 chilometri M.G.
Francesca Guarato ha percorso in bici 1.200 chilometri M.G.

In bici in solitaria per oltre 1.200 chilometri, affrontando le salite della Patagonia fino ad arrivare alla mitica Ushuaia, nella Terra del Fuoco. Francesca Guarato, 63 anni, di Pozzolo di Villaga, ha superato fino a mille metri di dislivello al giorno per un'intensa esperienza di viaggio durata soltanto un paio di settimane ma agognata da sempre. «Da anni sognavo di percorrere la Carrettera Austral, che collega la Patagonia cilena da Puerto Montt a Villa O' Higgins», spiega la ciclista che per la sua avventura ha scelto la due ruote da gravel.

Il viaggio

Il viaggio, ai primi di marzo, è durato 15 giorni di dure pedalate e uno di sosta per visitare il Queulat National Park. In totale 1.247 chilometri percorsi, neanche la metà su asfalto, per lo più sul "ripio", il famoso sterrato sudamericano, con dislivelli medi quotidiani dagli ottocento al migliaio di metri. Partita da Puerto Montt, in Cile, ha fatto tappa a Villa O'Higgins, ha attraversato in barca il lago e ancora in sella fino a Candelario Mansilla tra spazi a perdita d'occhio e fitti boschi. Poi, in Argentina, El Chalten, ai piedi del Fitz Roy, sempre avanti in bici, anche tra raffiche di vento e pioggia, fino a El Calafate, nella Pampa e, stavolta col vento a favore, a incrociare la Routa 40, la strada che percorre l'Argentina in senso longitudinale, giù fino alla Terra del Fuoco.

Non sono mancati i momenti critici

Molte le forature. «Ho bucato la gomma quanto in Italia in trent'anni - racconta la ciclista -. Me la sono vista brutta diverse volte, perché a forza di pedalare arrivavo stremata, rischiando di cadere. Ho dormito nei boschi in tenda con il vento sferzante e un'altra volta, appena entrata in città, ho fatto sosta sotto la tettoia di una fermata del bus ma dalla stanchezza ho dormito con la pioggia battente fino al mattino dopo senza accorgermene. Per fortuna ad ogni difficoltà ho sempre trovato soluzione o qualcuno che mi ha dato una mano come qualche altro ciclista, di solito sudamericani, un canadese, uno svizzero, un milanese, tutti ragazzi giovani, ma io, per la mia età, ero sempre la "major" di tutti».

La sfida in famiglia

E se il viaggio ha trovato diversi ostacoli in famiglia è andata meglio. «La mia famiglia non ha avuto nemmeno il tempo di reagire. Che partivo gliel'ho detto tre giorni prima, con il biglietto dell'aereo in mano. Mio marito Roberto mi ha chiesto perché non andassi con un viaggio organizzato, invece i miei figli, Greta e Niccolò, che ormai sono grandi, lo sapevano già di avere una mamma un po' fuori dalle righe. Invece mia madre Clara, di 92 anni, mi ha detto "vai pure, ma stai attenta"».

Specialista in raid

Francesca, impiegata in pensione, con un recente passato lavorativo al comprensivo "Scamozzi" di Vicenza e prima ancora al "Fogazzaro", non è nuova alle lunghe pedalate. Ha già compiuto il giro della penisola, è stata alla Vélodyssée, la corsa lungo la costa atlantica francese, e ha concluso il giro della Sardegna. Oltre al ciclismo pratica corsa, orienteering, nuoto pinnato, sci e alpinismo. «Il più bel giro, finora, resta però quello in Patagonia. È stata un'esperienza davvero fantastica e ho anche speso poco. Era da tanto che volevo farlo e appena ho avuto il tempo e l'occasione sono partita. Il prossimo obiettivo sarà il giro dell'Australia». 

Matteo Guarda

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