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L'omicidio di Noventa

Caccia al killer in fuga con cani e droni. La sorella: «Devi costituirti»

La caccia all’uomo ha visto anche l’impiego delle unità cinofile oltre che dei droni (Foto Busato)
La caccia all’uomo ha visto anche l’impiego delle unità cinofile oltre che dei droni (Foto Busato)
La caccia all’uomo ha visto anche l’impiego delle unità cinofile oltre che dei droni (Foto Busato)
La caccia all’uomo ha visto anche l’impiego delle unità cinofile oltre che dei droni (Foto Busato)

Dopo il delitto a mettersi sulle tracce di Pierangelo Pellizzari i primi sono i carabinieri. In via Fioccarde giungono i militari dell’Arma del Nucleo investigativo del comando provinciale di via Muggia, coordinati dal capitano Marcello Capodiferro. Poi, nel corso della giornata la ricerca del presunto assassino di Rita Amenze diventa una vera e propria caccia all’uomo che impegna l’elicottero dell’Arma; l’unità cinofila, i droni e i metal detector.

Inizialmente si pensava che il presunto assassino fosse scappato a bordo della sua Jeep Cherokee grigia con cui si era presentato in via Fioccarde per uccidere la moglie. In realtà l’auto viene rinvenuta davanti all’abitazione dove ultimamente viveva la coppia in via Quargente. Dove oltre ai carabinieri si trasferiscono anche i pm. Una delle ipotesi è che Pellizzari possa essersi barricato in casa. Agli investigatori l’uomo infatti risulta essere ancora armato dato che testimoni oculari lo hanno segnalato lasciare il parcheggio della Meneghello Funghi ancora con la pistola in mano. L’immobile di via Quargente viene quindi circondato. I militari indossano caschi e giubbotti anti proiettile. Ma quando sfondano la porta all’interno non trovano nessuno. 

Pellizzari è già lontano. La voce che avrebbe usato una vespa per proseguire la fuga non trova conferme. Il motociclo infatti è accanto all’abitazione. Quella dove abitava la coppia dal 2019 non sarebbe però l’unica casa che la famiglia Pellizzari possiede nella strada. Sarebbero loro pure altre costruzioni tra cui delle cisterne abbandonate in mezzo ai campi a qualche decina di metri dalla casa al civico 40/A. Ed è proprio lì che si dirigono le ricerche del 60enne. Che potrebbe quindi essersi nascosto in quell’area. Invece i controlli danno esito negativo. Pellizzari non si trova da nessuna parte. Lungo le strade nel frattempo sono stati sistemati posti diversi posti di blocco, ma del presunto assassino non c’è traccia. A cercarlo arriva anche la squadra ricerche del centro cinofili carabinieri di Firenze con il cane “Druido”, un bloodhound che a un certo punto avrebbe fiutato una traccia che dirigerebbe i ricercatori verso l’aperta campagna e non le colline. Accompagnati dai militari ci sono anche i volontari della protezione civile della zona. In volo si levano anche i droni mentre i carabinieri della scientifica, intorno alle 17 fanno un ulteriore sopralluogo nel cortile della Meneghello Funghi utilizzando il metal detector. Il loro obiettivo è quello di trovare il quarto bossolo sparato da Pellizzari nel corso del suo agguato contro la moglie. L’uomo, oltre ai tre proiettili esplosi verso la compagna ne avrebbe sparato un altro pure in aria. Forse un colpo di “avvertimento” per impedire che qualcuno lo seguisse nella sua fuga. L’imponente macchina delle ricerche a ieri sera, momento in cui stiamo scrivendo, non ha dato risultati. Pellizzari è ancora in fuga. Armato. E la sorella Melania, dai microfoni della trasmissione Quarto Grado, gli lancia un appello: «Costituisciti ai carabinieri».

Matteo Bernardini

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