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Montegalda

Addio al teatro Stella Maris. Si va verso l'abbattimento

La storica sala parrocchiale oggi inagibile perde i pezzi ed è stata transennata. Difficile trovare soluzioni per salvarla

Potrebbe avere i mesi contati lo storico teatro Stella Maris di Montegalda. La decisione se tenerlo ancora in piedi o demolirlo definitivamente spetta ora solo al consiglio pastorale, dopo che il nuovo parroco don Michele Fanton ha prospettato l'ipotesi divulgata attraverso il bollettino parrocchiale: «In mancanza di fondi (parrocchiali), il teatro potrebbe essere demolito per evitare rischi di nuovi crolli».

Un teatro cui sono legati numerosi ricordi della collettività

Motivi pratici che purtroppo stentano a tenere conto dei tanti ricordi storico-sociali legati all'edificio. Questo perché per i parrocchiani lo Stella Maris fa parte della memoria collettiva fin dalla sua fondazione negli anni '50, quando vi si giungeva per vedere i film, e dagli anni '70 le commedie vernacolari della compagnia amatoriale "I Gualdi", che qui sono nati. L'ultimo miglio del vecchio teatro arriva dopo un lungo periodo di rivisitazione sulla destinazione d'uso. Nel 2015, infatti, l'allora parroco don Silvano Silvestrin abbozzò l'ipotesi di un suo ridimensionamento che avrebbe portato il teatro dai 420 posti originari ai 200 che sarebbero serviti ad ovviare il capestro delle normative di sicurezza, con cui la gestione parrocchiale si è sempre scontrata fino a pochi mesi fa.

L'intervento di sistemazione ha un costo di 300 mila euro

«Intervento - diceva il parroco allora - che sarebbe costato alla comunità 300 mila euro», ma anche quest'ultima idea venne accantonata e lasciata nel silenzio. Il nodo è arrivato tra le mani del nuovo parroco don Michele, con la recente caduta di calcinacci dalla facciata di queste settimane che hanno messo a rischio l'incolumità dei passanti, visto che si trova a ridosso della provinciale di via Cattaneo a pochi metri dalla chiesa arcipretale. Dalla rimozione totale di questi in via precauzionale negli ultimi giorni, che ha fatto emergere un muro a faccia vista di pietra tenera simile a quello della monumentale chiesa, la situazione è tale da aver agitato le acque e le coscienze sul futuro della struttura: «Con la consapevolezza - sono le parole del parroco attuale - del cambiamento dei tempi e degli obiettivi sociali per cui la stessa era nata e pensata più di mezzo secolo fa».

Un teatro nato negli anni '50 in pieno boom economico

Era la metà degli anni '50, in pieno boom economico, quando don Igino Strazzacappa, già fautore della nuova chiesa e della canonica, diede avvio alla costruzione della struttura che avrebbe ospitato in un piano le aule per la dottrina, e sotto una sala cinematografica dove proiettare film per quella generazione che stava scoprendo la modernità, contrapponendosi con il cinema Italia, di proprietà privata, che proiettava altro genere di film. Per 10 anni lo Stella Maris fu un punto di riferimento per la comunità di Montegalda, fino all'avvento della tv e delle automobili, e quindi lo spostamento delle persone, che ne fece man mano perdere l'interesse collettivo.

La trasformazione da sala cinematografica a teatro

Fu l'allora parroco don Bruno Prevedello nel 1970 a dare un cambio di passo, trasformando la sala cinematografica in teatro, modificando il primo piano utilizzato per la dottrina cristiana in tre appartamenti per le famiglie bisognose del paese. Negli stessi anni lo Stella Maris teneva a battesimo la neonata compagnia di teatro amatoriale "I Gualdi", che mezzo secolo dopo continuano ancora a calcare le scene, anche se da due anni non più nel teatro di nascita, ovvero a partire dal momento in cui non è stato più agibile. Sono molte oggi le idee che si rincorrono in paese, tra questi l'intervento pubblico. Sostegno che il Comune non pare disposto a offrire per gli alti costi necessari. Così come la stessa curia di Padova, che esplicitamente parla di "immobile parrocchiale" escludendo a sua volta un suo diretto coinvolgimento. È quindi la fine di un'epoca? Sembrerebbe così, salvo l'intervento in extremis di qualche benefattore, che potrebbe scongiurare l'abbattimento che nessuno vorrebbe, ma che sembra essere l'epilogo più probabile.

Antonio Gregolin

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