<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Lo studio

Giovani e disagio: «Chi sta troppo sui social rischia la depressione»

Preoccupano i risultati che sono emersi da uno studio della Società italiana di pediatria sugli under 18
Secondo gli esperti esiste un forte legame tra l’uso dei social e la depressione (ARCHIVIO)
Secondo gli esperti esiste un forte legame tra l’uso dei social e la depressione (ARCHIVIO)
Secondo gli esperti esiste un forte legame tra l’uso dei social e la depressione (ARCHIVIO)
Secondo gli esperti esiste un forte legame tra l’uso dei social e la depressione (ARCHIVIO)

«Quello della dipendenza da social è un tema su cui, in futuro, saremo chiamati a rispondere ed è per questo che i nostri operatori già si stanno formando, in modo da essere pronti ad intervenire». Lo annuncia la direttrice del Serd dell'Ulss 8 Berica Roberta Sabbion. Perché il dato di fatto è questo: i ragazzi sono sempre più social e sempre più depressi. 
E al centro di questo “algoritmo” ci sono loro: bambini e ragazzi. Secondo uno studio della Società italiana di pediatria infatti, gli under 18 più attivi digitalmente sono anche quelli potenzialmente più esposti a sofferenze psichiche e fisiche. 
Tanto che, in un futuro nemmeno così lontano, è verosimile che l'assuefazione da social e da Internet venga inserita tra le dipendenze curate dal Serd, al pari di alcol, droghe e gioco d'azzardo. L'indagine della Sip si basa del resto su 68 lavori scientifici condotti negli ultimi diciotto anni e ha lo scopo di identificare l'origine di quella che, già da qualche tempo, viene definita “depressione da social”. 

Bombardati da pubblicità di cibo spazzatura e sovraesposti a cyberbullismo

I bambini e gli adolescenti che usano troppo i social rischiano anche problemi legati alla sfera dell’alimentazione, sessuale e fisici», avvertono i pediatri italiani. Un fenomeno a lenta maturazione, ma che è esploso con la pandemia e con il boom (ulteriore) delle attività su smartphone, pc, device. Con l'analisi della Sip, pubblicata sulla rivista scientifica “International Journal of environmental research of pubblic health”, si è cercato dunque di indagare quali siano i rischi concreti ed effettivi correlati all'uso dei social media nei minorenni. In 19 studi (sui 68 passati in rassegna, tra 2004 e 2022, ndr) è stata riscontrata un’associazione significativa tra depressione e uso dei social. «Non è ancora chiaro se l’uso dei social porti a una maggiore depressione o se questi sintomi depressivi inducano le persone a cercare di più i social media – afferma Rino Agostiniani, consigliere nazionale Sip - Quello che però emerge in maniera inequivocabile è che più tempo bambini e adolescenti trascorrono sui dispositivi digitali, più alti livelli di depressione vengono segnalati». 

Leggi anche
Suicidi, boom di richieste di aiuto. Allarme per i più giovani. Inizia la campagna di sensibilizzazione

Perché questo avviene?

«La depressione è collegata a un rapido aumento della comunicazione digitale e degli spazi virtuali che sostituiscono il contatto faccia a faccia con uso eccessivo dello smartphone e delle chat online. Bambini e adolescenti navigano in Internet per lo più da soli, consultando con assiduità i social media. Primi tra tutti, Instagram, Tik-Tok e Youtube. Con inevitabili conseguenze sulla loro vita: dalle interazioni sociali ed interpersonali al benessere fisico e psicosociale», aggiunge Elena Bozzola, consigliere nazionale Sip. Ma, si diceva, alla depressione si associano anche cyberbullismo, problemi psicologici, disturbi del sonno, dipendenza, ansia, problemi legati alla sfera sessuale, problemi comportamentali, distorsione della percezione del proprio corpo, ridotta attività fisica, problemi alla vista, cefalea e, persino, carie dentali. In molti casi si tratta di problematiche che crescono di pari passo con il tempo di utilizzo: dal disagio psicologico al mal di testa, dai disturbi visivi e posturali alla rachialgia, dalla tendinite al cosiddetto “pollice da sms”. 

Messaggi sbagliati

Per non parlare dei disturbi dell'alimentazione provocati da un bombardamento “bipartisan” di pubblicità di cibo-spazzatura e di messaggi pro-anoressia, che dilagano dai siti a canali quali Snapchat, Twitter, Facebook e Pinterest, dove spesso sono più difficili da intercettare e monitorare. La rete facilita poi il diffondersi del cyberbullismo, che per i ragazzini si traduce in ansia, depressione e, nei casi estremi, tentativi di suicidio. Particolarmente a rischio, perché fragile e vulnerabile, è la fascia d'età tra i tredici e i quindici anni. 

Giulia Armeni

Suggerimenti