<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La storia

Vicenza-Irlanda sola andata: un viaggio per cambiare vita dopo la crisi della pandemia

Leonardo Dilda al cospetto dell’isola di Mont Saint-Michel, in Francia
Leonardo Dilda al cospetto dell’isola di Mont Saint-Michel, in Francia
Leonardo Dilda al cospetto dell’isola di Mont Saint-Michel, in Francia
Leonardo Dilda al cospetto dell’isola di Mont Saint-Michel, in Francia

Vicenza-Galway solo andata. Leonardo Dilda, 27 anni, ha cambiato vita. Addio al lavoro in fabbrica e a quello da rider, tenuto qualche mese per arrotondare. Un abbraccio alla famiglia, un saluto agli amici. Tante le storie di expat come la sua, dirà qualcuno. Non proprio: il giovane vicentino si è voluto scrollare la pesantezza della vita da covid con 1.420 chilometri a piedi e 560 in bicicletta, non facendosi mancare dei tratti in bus (350 chilometri) e in treno (200), con un passaggio da 50 chilometri in auto. Da qualche giorno a destinazione, Dilda si è reso conto di essere arrivato alla meta, ma che il viaggio non è finito.

«L’anno scorso la pandemia ha fatto da background a un’altra grossa crisi - racconta - Ero davvero felice o ero trascinato dalla corrente? Volevo un’esperienza all’estero». Il viaggio prendeva forma: «Edimburgo e la Scozia erano quello di cui avevo bisogno. La preparazione è iniziata nel settembre 2020». A gennaio una prima svolta obbligata: «Il covid mi aveva confinato in camera. In più, con la Brexit ho capito che la mia meta era off-limits. Non avevo mai considerato l’Irlanda ma ho scoperto che è un Paese pieno di opportunità». Il covid ancora di traverso: «L’avvicinarsi della primavera è stato duro. Sarei partito tra aprile e maggio ma la situazione era tragica e io in ritardo. Stava slittando tutto, non c’erano segni di miglioramento. Ho avuto un crollo. Tra maggio e giugno, approfittando di una settimana di ferie, ho intrapreso il Cammino delle apparizioni tra Vicenza e Trento per staccare un po’ dall’aria viziata dal covid. Non avevo seguito niente ma mi ero salvato il link per prenotare la vaccinazione. Quando sono rientrato dal cammino, il 2 giugno, ho fissato l’appuntamento per la vaccinazione. Lo stesso giorno ho visto che l’Irlanda avrebbe tolto la quarantena obbligatoria. Due segni».

 

Leonardo davanti alla costa di Galway, meta del suo viaggio
Leonardo davanti alla costa di Galway, meta del suo viaggio

 

E quindi, via: «Fatto il vaccino, venduta la macchina, mollato il lavoro e salutata la famiglia. I primi giorni è stata tosta. Sono partito il 29 giugno in direzione sud, in mezzo alla pianura. Dovevo arrivare alla meta prima di mezzogiorno per evitare il caldo. Il secondo giorno, a Montagnana, c’era un tabellone con le piccole Dolomiti e l’Altopiano di Asiago. Avevo dato le spalle alla mia terra, ai monti che erano stati nei mesi precedenti la mia ancora di salvezza. Non è stato un distacco semplice. Messo il piede fuori casa, ho iniziato a pensare tutto il viaggio: Modena, le Alpi, la Svizzera e poi la Francia e l’Irlanda ma anche la sistemazione, il futuro. Ho sentito le gambe molli. Ho deciso di vivere giorno per giorno. Ho seguito le vie di pellegrinaggio per trovare alloggi e compagnia. Fino a Modena ho preso la Romea Strata. Arrivato a Fidenza, ho risalito la Francigena. Piacenza-Vercelli l’ho fatta in treno: dopo 12 giorni di cammino, altri cinque in pianura sarebbero stati una tortura. Non dovevo niente a nessuno. Poi la Valle d’Aosta, la Svizzera in cui ho incontrato persone meravigliose e un mese in Francia. La prima idea era di arrivare a Canterbury, attraversare tutta l’Inghilterra e prendere un traghetto dal Galles ma non è stato possibile per le restrizioni covid del Regno Unito. La Francia è stata provante: sono brava gente ma senza francese non vai da nessuna parte. Ho comprato una bici di seconda mano per velocizzare le tappe: invece di 30 chilometri al giorno ne facevo 60. Finito di risalire la Francigena a Châlons-en-Champagne, ho seguito la Marna e sono arrivato a Parigi in quattro giorni. Lì ho venduto la bici e preso un bus. Il viaggio si è costruito di giorno in giorno. Arrivato a Alençon, c’era aria di oceano. Sono stato ospitato a Mont Saint-Michel. Da lì, tramite il Cammino dei Sette santi in Bretagna, ho raggiunto Roscoff e poi Cork. In Irlanda le persone si sono fatte in quattro per me. Le scarpe stavano cedendo, lo zaino anche e la schiena iniziava a farmi male: ero arrivato al capolinea. Gli ultimi 50 chilometri fino a Galway li ho fatti in bus. È stato complicato riabituarmi alla stabilità. Sto ancora dormendo in ostello ma ho già trovato un lavoro in un’altra struttura alberghiera soprattutto per mettere a posto i documenti. Il viaggio è stato un preludio, una palestra».

Karl Zilliken

Suggerimenti