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Coalizione alla prova

Verso Vicenza 2023: il centrodestra ostenta sicurezza

Se prima del voto amministrativo di domenica il mantra era “vediamo cosa succede a Padova e Verona”, perché ad un anno dalle elezioni a Vicenza l’appuntamento veniva considerato importante per capire da che parte tirasse il vento, adesso la linea ufficiale del centrodestra è quella di non dare troppo peso a ciò che è capitato. 
“Vicenza è un’altra partita”. È vero che ogni elezione comunale fa storia a sé, ma è altrettanto vero che il centrosinistra ha dimostrato di avere carte vincenti da giocare. Ecco perché gli scricchiolii di Padova e Verona si sentono anche a Vicenza. Nel primo caso il centrodestra ha perso al primo turno. Nel secondo la partita è ancora aperta. Ma intanto si può dire che il voto veronese ha portato a un risultato inaspettato: se a Padova il sindaco uscente di centrosinistra Sergio Giordani ha vinto a mani basse come previsto, a Verona il sindaco uscente di FdI Federico Sboarina è stato superato a sorpresa dal candidato civico di area centrosinistra Damiano Tommasi. Certo, Sboarina ha scontato la concorrenza di Flavio Tosi, ma il capoluogo scaligero è una piazza tradizionalmente di destra e il fatto che Tommasi parta sulla carta in vantaggio qualcosa dice. A dare una valenza politica a questo voto ci hanno pensato Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che hanno chiuso insieme la campagna elettorale di Sboarina abbracciandosi a favor di telecamere dopo mesi di gelo totale: ce n’è abbastanza per il centrodestra per guardare alla futura corsa per Palazzo Trissino con meno serenità rispetto a quanto fatto fino ad ora. 
L’unico che lo ammette è il coordinatore di Forza Italia Matteo Tosetto: «Ci sono due elementi che mi preoccupano. Il primo: la metà degli elettori non ha votato per eleggere il proprio sindaco. Il secondo: in una città, Verona, che storicamente è di destra, il dato di Tommasi è un dato importante». E proprio a Verona Fi ha imboccato la strada moderata sganciandosi da Lega e FdI per sostenere Tosi. A Vicenza è possibile che accada lo stesso? «Non posso rispondere io perché queste decisioni, trattandosi di comuni capoluogo, vengono prese al tavolo nazionale». Matteo Celebron, segretario provinciale della Lega, non ha dubbi: «Da noi il centrodestra è compatto e lo sarà anche nel 2023. Per questo l’esito elettorale di Padova e Verona non mi impensierisce. A Verona ci hanno penalizzato la concorrenza di Tosi e e la mancata unità del centrodestra». C’è però un elemento che in casa Lega sta creando molta agitazione perché ad uscire pesantemente ridimensionato è proprio il partito di Salvini, un po’ ovunque superato da FdI. Celebron non ne fa un dramma: «I flussi di voto sono sempre ciclici, ma al di là dei singoli partiti l’importante è che questi voti rimangano all’interno della coalizione del centrodestra». La questione in realtà è più complessa, perché il tonfo della Lega in zone in cui ha sempre avuto uno zoccolo duro sta gettando nel panico più di qualcuno; chi vincerà la competizione interna tra i due partiti vincerà anche la leadership. «Noi scontiamo il fatto di essere al governo, in un momento di difficoltà internazionale ed economica, FdI invece gioca da battitore libero. Ma queste – sottolinea Celebron – sono state elezioni amministrative, non politiche, che sono tutt’altra partita». 
Tuttavia qualche segnale lo hanno dato e non è incoraggiante per il centrodestra. «Tranquilli non si è mai, perché troppa tranquillità è sintomo di presunzione, ma – dice il coordinatore provinciale di FdI Mattia Ierardi – non sono più agitato dopo il voto di Verona. Certo, dovessimo perdere al ballottaggio una spia si accenderebbe. In ogni caso, questo ci deve servire da lezione: divisi si rischia, uniti si vince. Qui lo siamo e la linea del partito è confermare la fiducia ai sindaci in carica». Tuttavia dentro FdI non sono pochi quelli che a microfoni spenti sperano in una corsa in solitaria magari affidata al coordinatore cittadino Silvio Giovine. «FdI – dice Giovine – persegue l’unità del centrodestra, perché ce lo chiedono i nostri elettori». Quindi esclude totalmente di potersi candidare? Attenzione alla risposta: «Guardi, io in questo momento faccio l’assessore di Rucco e penso a fare bene il mio lavoro». 

Roberta Labruna

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