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L’allarme nel Vicentino

Veleni nell’acqua
Indaga la procura
«Azioni di tutela»

Indagine sull’acqua contaminata. Dopo le numerose denunce, l’ultima presentata dai Cinque stelle con Luigi Di Maio due settimane fa, la procura ha aperto un’inchiesta sul caso-Pfas. Il fascicolo, sul quale confluirà anche la precedente indagine del sostituto procuratore Luigi Salvadori, è stato affidato al pubblico ministero Barbara De Munari. «Nella denuncia si profila l’eventualità della violazione della legge 68 del 2015 che prevede il reato di disastro ambientale - spiega il procuratore capo, Antonino Cappelleri -. Il nostro lavoro sarà di capire se effettivamente la sostanza inquinante denunciata esiste e se è stata recepita nelle tabelle dall’Italia così come previsto da una normativa europea». Il procuratore precisa poi che il fascicolo al momento non ipotizza alcun reato e non vede nessun indagato. E spiega inoltre «di essere in attesa dello studio della Regione che non ci è ancora stato comunicato». Da palazzo Balbi si precisa che la documentazione riguardante il biomonitoraggio è stata inviata appena ricevuta dall’Iss, Istituto superiore di sanità, il 13 aprile scorso.

REGIONE. Martedì sarà discussa in Consiglio regionale una risoluzione presentata ieri in Commissione dal presidente di palazzo Ferro Fini, Roberto Ciambetti (Lega) e dal consigliere dem Stefano Fracasso. Nel documento si chiede che la Regione, a seguito del report sul biomonitoraggio, «individui le azioni legali di assistenza e tutela» delle persone esposte all’inquinamento valutando le azioni di risarcimento del danno ambientale e ripristino dei siti. Non solo. Nelle intenzioni dei proponenti si punta a creare una corsia preferenziale in Arpav per chi, residente nella zona inquinata, debba fare analizzare i pozzi. Da verificare la possibilità che tali analisi siano gratuite. E ancora. Riuscire a reperire fondi dal Governo per costruire dei bypass ai pozzi inquinati.

WORK IN PROGRESS. Intanto a palazzo Balbi continuano le riunioni per costruire il percorso per accompagnare la popolazione contaminata. Numerose le azioni allo studio per poi decollare concretamente. Uno: indagine epidemiologica retrospettiva. Vale a dire verificare se ci sono dati storici che evidenzino, nei Comuni dell’area più contaminata, incidenze di tumori e altre malattie croniche. Due: nuova indagine epidemiologica. Questa verrà svolta dall’Iss per osservare nel tempo se si svilupperanno malattie. Tre: sono in fase di definizione l’identificazione di esami di prevenzione per diagnosticare eventuali patologie. Quattro: nel 2017 altro screening sul campione (507 persone) del primo biomonitoraggio per verificare l'abbattimento delle concentrazioni.

L’ESITO DELLE ANALISI. Tutte queste persone verranno contattate dalle Ulss di residenza. La consegna del referto con il risultato dell’analisi avverrà di persona. In quel momento verrà allegato un foglio illustrativo, ora allo studio dagli uffici della Regione, per spiegare cosa sono questi inquinanti e le azioni che da adesso in poi seguiranno. La Regione precisa che saranno debitamente informati anche i medici curanti perché l’azione di sostegno e presa in carico della persona con il sangue contaminato sia la più completa e organizzata possibile. Verrà inoltre valutato uno studio sperimentale su base volontaria per accelerare la riduzione della concentrazione dei Pfas nel sangue.

ALIMENTI. Proprio due giorni fa, spiegano ancora dalla Direzione della sanità regionale, l’Iss ha fatto pervenire le richieste di ulteriori informazioni per completare il disegno del piano di monitoraggio degli alimenti come banche dati georeferenziate, al fine di fare indagini mirate. Si cercherà di ottenere risultati nel più breve tempo possibile, ma senza rinunciare alla qualità e rappresentatività dei risultati. L’esito è atteso non prima di tre mesi.

Cristina Giacomuzzo Matteo Bernardini

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