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Il personaggio

Una “matita” vicentina firma la copertina del primo Topolino del 2022

Ivan Bigarella, 37 anni, è un illustratore vicentino che da anni crea i fumetti
Ivan Bigarella, 37 anni, è un illustratore vicentino che da anni crea i fumetti
Ivan Bigarella, 37 anni, è un illustratore vicentino che da anni crea i fumetti
Ivan Bigarella, 37 anni, è un illustratore vicentino che da anni crea i fumetti

Cosa c’è di più bello di finire in copertina? Disegnarla. Ivan Bigarella, fumettista vicentino di 37 anni, è al settimo cielo. È l’illustratore che ha curato un’intera saga di tre puntate sull’ammiraglia dei fumetti, Topolino. Ma “Il viaggio del Pippon-tiki seguendo il sole” non bastava: Bigarella ha anche disegnato la copertina del numero 3.450 che ha aperto il 2022. E se non fosse stato sufficiente, è stato anche il supervisore dei colori per tutta la saga. Tripletta. I calciatori con tre gol si portano a casa il pallone; e ieri mattina Bigarella è andato in un’edicola di Asiago, dove si trova con la famiglia, per portarsi a casa una copia del volume che contiene le sue fatiche. «Uscire su Topolino è un sogno per tutti e, soprattutto adesso, curare una saga e fare anche il copertinista è “tanta roba”», racconta soddisfatto.

E se qualcuno pensa che sia stato un “gioco da ragazzi”, sbaglia: «Prima di tutto c’è il lavoro dello sceneggiatore che occupa molto tempo ma per quanto riguarda il mio impegno per una saga di tre puntate si parla di sei mesi tra bozze, disegni a matita, studi e tavole a china. Conclusa la saga, mi hanno proposto anche la copertina e ho fatto davvero i salti di gioia; ma si può dire che quello che si trova in edicola è solo la punta di un iceberg di lavoro». Iceberg che Thor Pipperdahl spera di schivare a bordo del suo Pippontiki: «Sono molto legato ai personaggi. Ho lavorato con quelli che si chiamano “tartufati” a causa del loro naso, Pippo e Topolino, anche se ci sarebbe pure Orazio. Aver potuto lavorare con loro è un passo enorme ma sono difficilissimi. Nella sua apparente semplicità, Topolino è di una complessità fuori di testa. Se sbagli di un millimetro, da Topolino si passa a Sloth dei Goonies e diventa inguardabile. Gestire questa complessità nelle diverse pose ed espressioni è davvero difficile».  Terminata questa fatica, con il binomio Disney-Panini ce ne sono altre all’orizzonte: «Ho già disegnato una seconda copertina e ne ho in programma un’altra. Poi ho in cantiere un’altra storia a puntate di cui non posso dire nulla e ci sarebbe anche la possibilità di fare il copertinista per un altro mensile Disney e, anche in questo caso, è tutto top-secret».

Un incontro, quello con Disney, avvenuto quasi per caso: «Ci deve essere una serie di incastri. Io non mi sono proposto, Disney mi ha cercato. L’art-director Andrea Freccero mi ha contattato su Instagram dopo aver visto alcuni miei lavori. E io i social li uso ma nemmeno troppo. In più, poco dopo, lui si è cancellato dai social network. Mi ha “brincato” in una piccolissima finestra di tempo». Alla base di questo successo c’è tanto, ma tanto, lavoro: «Non faccio solo questo ma insegno alla scuola del fumetto di Padova e faccio anche pubblicità; di solito la sveglia suona alle 7.30 e, dopo la colazione, mi siedo al tavolo da disegno fino a mezzogiorno. Dopo la pausa pranzo, mi rimetto a sedere fino a cena e, dopo la cena, lavoro fino all’una o alle due di notte. La media di lavoro si aggira sulle tredici ore». 

E la gavetta è stata lunga: «La passione per il disegno c’è sempre stata. Ho frequentato il Liceo artistico a Vicenza. Finito quello, volevo una scuola professionale che mi indirizzasse e non c’erano tutte quelle che esistono oggi. Sono andato a Milano. Facevo il pendolare per risparmiare». Dopo la scuola, i primi lavori: «Circa 14 anni fa mi sono proposto in Piemme per Geronimo Stilton, con prove per una storia che si intitolava “Tenebrosa tenebra”. Hanno deciso che il mio lavoro andava bene. Grazie a Gernonimo mi si è aperto il mondo dell’editoria per ragazzi. Da due o tre anni, ho iniziato a collaborare con Disney-Panini. Da ragazzino volevo fare l’animatore: ero super-appassionato di cartoni animati; sono diventato fumettista, poi illustratore e ora di nuovo fumettista». 

E come nelle migliori storie in cui il protagonista è il pasticcione Pippo, non poteva che esserci un piccolo, simpatico, intoppo: Bigarella è andato sì in edicola per comprare il “suo” numero di Topolino ma l’edicolante accettava solo contanti e lui aveva con sé solo il bancomat, restando quindi a bocca asciutta.

 

Karl Zilliken

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